La misura cautelare era stata chiesta dai sostituti procuratori Roberto Bulgarini Nomi e Arianna Armanini al termine delle indagini svolte dai militari della Brigata della Guardia di Finanza di Ventotene. Le operazioni di polizia giudiziaria hanno permesso di accertare «come il pubblico funzionario avesse dato origine ad un sistema illecito che prevedeva l’affidamento, a imprese “preselezionate”, di opere e/o servizi mediante gare, promosse con il metodo della procedura negoziata, indette solo da un punto di vista documentale, in quanto le imprese risultavano fittiziamente invitate al fine di garantire la scelta precedentemente operata a favore di un determinato imprenditore», spiegano dalla Finanza. Le indagini hanno inoltre permesso di appurare che «nel caso di gare caratterizzate dall’affidamento di servizi, il funzionario si premuniva, pur di garantire l’impresa affidataria “amica”, di non procedere alla stipula di alcun contratto ne, tantomeno, ad assicurare alla stazione appaltante gli introiti offerti per l’aggiudicazione arrecando, in tal modo, un danno erariale all’ente pubblico in corso di accertamento».
Le indagini hanno riguardato il periodo dal 2011 ad oggi ed hanno avuto a base l’analisi delle sole procedure indette nell’area del porto nuovo di Ventotene che hanno visto la realizzazione di opere nonché l’affidamento di servizi legati al turismo ovvero alla risorsa economica più significativa dell’isola.
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