Agguato a Sezze Scalo, carabinieri a caccia di chi ha sparato i sette colpi

Agguato a Sezze Scalo, carabinieri a caccia di chi ha sparato i sette colpi
2 Minuti di Lettura
Sabato 7 Gennaio 2023, 09:24

Ha continuato per tutto giovedì, fino a notte, a ripetere che non aveva idea di chi gli avesse sparato e soprattutto per quale motivo. Il trentaduenne di Roccagorga vittima dell'agguato si trovava nel piazzale dell'American Bar di Sezze, ai carabinieri del reparto investigativo ha detto che si era fermato per fare pipì, ma gli investigatori non gli credono. Sospettano che avesse un appuntamento e che qualcosa è andato storto o qualcuno abbia voluto intimorirlo.
Sette i colpi sparati. Sei bossoli sono stati trovati a terra, uno è rimbalzato dentro la Mercedes Classe A che aveva i finestrini aperti. Un messaggio inequivocabile: non ucciderlo e neppure ferirlo, ma mettergli paura.
In questa storia c'è però un precedente. L'uomo, che vive a Roccagorga, era stato vittima di un altro agguato due anni fa: anche quella volta fu raggiunto da sei colpi di arma da fuoco, ma venne anche pestato brutalmente.
All'epoca vennero arrestati un uomo di 78 anni e due figli, avevano un appuntamento con il trentenne per un chiarimento. L'uomo di Roccagorga aveva una relazione con una ragazza che era stata fidanzata con il più giovane dei fratelli privernati. Quel giorno il ragazzo - all'epoca ventunenne - si presentò insieme al padre e al fratello maggiore e la situazione degenerò.

Anche quella volta il trentaduenne di Roccagorga era arrivato con Mercedes Classe A, la stessa sequestrata giovedì a Sezze. Quel giorno però gli spararono ad altezza uomo: un proiettile si fermò nel cruscotto a pochi centimetri dal guidatore durante una drammatica fuga. Stavolta invece i colpi sono stati esplosi tutti per terra.
Due anni fa al termine dell'inseguimento i tre lo picchiarono, ma furono individuati e arrestati. Nella primavera scorsa i due fratelli sono stati condannati a 4 e 5 anni di reclusione per tentato omicidio.
Tante le coincidenze, ma gli inquirenti al momento non hanno elementi per mettere in collegamento i due episodi. Non viene confermata la notizia che le perquisizioni scattate l'altro ieri pomeriggio abbiano interessato persone vicine alla familia di Priverno protagonista della brutale aggressione di due anni fa.
Il pm Marco Giancristofato e i militari del Reparto investigativo dell'Arma sperano di ottenere elementi utili dalle immagini di una telecamera di videosorveglianza individuata in zona giovedì pomeriggio: sono state già acquisite e sono ora al vaglio dei tecnici.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA