Migranti, emergenza canale di Sicilia: il Viminale cerca altri diecimila posti

Migranti, emergenza canale di Sicilia: il Viminale cerca altri diecimila posti
di Valentina Errante
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Venerdì 27 Maggio 2016, 00:20 - Ultimo aggiornamento: 20:52

La conta dei vivi e dei morti non è ancora finita. L’ultimo bollettino dell’emergenza racconta di 96 persone tratte in salvo e di un numero indefinito di cadaveri che va dai 20 ai 30, ma potrebbero anche essere di più. È il bilancio del nuovo giorno, a 35 miglia al largo dalla Libia. L’ultimo naufragio, mentre altri salvataggi sono in corso. 
Ieri mattina, l’allarme per un nuovo gommone stracolmo rovesciato è stato lanciato da un elicottero dell’unità spagnola della missione europea Eunavfor Med, mentre gli altri 564, salvati mercoledì, stavano ancora sbarcando sulle coste siciliane e calabresi. E non si fa in tempo a prendere atto che i calcoli non tornano, perché due giorni fa si pensava che i morti fossero sette, ma i superstiti raccontato di essere partiti in 650, che ci sono altri cadaveri da recuperare, numeri indefiniti e corpi senza nome. 

Le cifre sono invece chiare per il ministero dell’Interno e considerano solo chi ce l’ha fatta: diecimila migranti soccorsi negli ultimi due giorni, da distribuire e ospitare nelle strutture già in sofferenza. Posti che bisognerà trovare. Ed è solo l’inizio della bella stagione. 

GLI ARRIVI
La sola Guardia costiera riferisce di oltre quattromila persone salvate ieri al largo delle coste libiche e di 22 operazioni: sette unità italiane, una di Eunavformed, un’unità spagnola di Frontex, una nave della Ong Watch, tre mercantili, quattro rimorchiatori d’altura. Tra gli interventi rientra anche il soccorso al gommone avvistato da Eunavformed. Tragedie e miracoli, c’è una coppia che nel naufragio di ieri ha perso il bambino di sei anni, un uomo di 51 anni, colpito da ictus, prelevato dall’elisoccorso dalla nave Bettica, dove 540 migranti, 48 donne e 51 bambini, viaggiavano con cinque cadaveri. È stato prelevato e portato d’urgenza all’ospedale di Porto Empedocle. E ancora un prodigio: un fiocco azzurro a 200 miglia dal porto di Cagliari, quando Bernadette è entrata in travaglio e sulla nave Acquarius di Sos Mediterranee, con l’aiuto dei Medici Senza frontiere, ha dato alla luce il piccolo Alex, poco meno di tre chili per 45 centimetri di lunghezza. E nella conta rientra anche un bambino di 5 in ipotermia, ma salvo. È uno dei superstiti del gommone di ieri mattina.
 
LA CIRCOLARE
Partirà probabilmente oggi la nuova circolare del Viminale per trovare posto agli ultimi arrivati. Sono in diecimila e dovranno essere distribuiti nei centri di accoglienza. Le strutture sono già in difficoltà. La sollecitazione sarà, come al solito, rivolta ai prefetti che dovranno trovare una collocazione. A preoccupare è la prospettiva della bella stagione, che annuncia sbarchi massicci. Un dato continua a consolare: non c’è un allarme per una nuova rotta nata dopo la chiusura di quella balcanica. La maggior parte dei migranti soccorsi arriva dalla zona subsahariana.
Attualmente in testa alle regioni, per accoglienza, c’è la Lombardia che, con 14.371 migranti nelle strutture temporanee, 1069 ospiti negli Sprar, conta 15.440 migranti e si colloca al 13 per cento. A seguire subito la Sicilia che ha 4.489 persone nelle strutture temporanee, 1516 negli hot spot e centri di prima accoglienza e 4.033 ospiti negli Sprar.



Il ministro dell’Interno Angelino Alfano mostra comunque ottimismo: «L’Italia non è al collasso; il nostro sistema di accoglienza dei migranti sta reggendo. Siamo sotto nei numeri rispetto ad altri paesi europei e anche in proporzione al numero di abitanti. Non vuol dire che sia una passeggiata». Ma dare la misura dell’emergenza sono le cifre: «Facciamo come il portiere di una squadra di calcio: pariamo». «Le nostre navi si spostano provano a salvare vite, mentre sono impegnate su un altro fronte può avvenire un disastro - ha proseguito -. È come se arrivassero troppe palle al portiere e qualche goal si subisce. Non lo subiamo noi, ma l’Europa e tutto quel mondo che non è in grado di realizzare un accordo serio con i Paesi dell’Africa per impedire le partenze e organizzare lì un sistema di aiuti che sia in grado di rispondere alle esigenze». «Il nostro Migration compact - spiega - serve a questo: a lavorare in Africa per dire ai paesi africani: vi aiutiamo, ma voi aiutateci a impedire le partenze di chi non scappa da guerre e persecuzioni, perché quelli comunque vanno assistiti e accolti, ma a impedire le partenze di coloro che vanno via per trovare un futuro migliore che magari non troverebbero. E allora assistiamoli in Africa». 

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