Calenda: «Raggi assente, avanti per Roma. La sindaca? Una turista per caso»

Calenda: «Raggi assente, avanti per Roma. La sindaca? Una turista per caso»
di Andrea Bassi
6 Minuti di Lettura
Sabato 25 Novembre 2017, 00:04 - Ultimo aggiornamento: 26 Novembre, 09:27

Ministro Carlo Calenda, il tavolo su Roma che porta il suo nome, ha terminato la parte principale del suo lavoro, la progettazione. Ne è valsa la pena?
«Certo, ne è valsa la pena per Roma. Abbiamo costruito un metodo di lavoro nuovo. Abbiamo scelto i progetti su cui puntare con gli attori pubblici e privati. Ci sono cose che potranno essere fatte subito, altre che chiederanno più tempo ma che potrebbero contribuire a dare una missione alla città». 

La domanda era anche personale. Se il gioco valeva la candela. Al Pd questa iniziativa non è mai piaciuta troppo, se fallisce gliene addebiteranno la responsabilità. Se ha successo le diranno che ha aiutato un avversario come la Raggi.
«Questo tema non ce l’ho proprio nel radar. Quello che faccio, lo faccio per la mia città, su richiesta dei sindacati che si sono fatti parte attiva del rilancio di Roma. Come è noto non mi candiderò alle prossime elezioni e le questioni partitiche mi interessano meno di zero. Peraltro ho tenuto a precisare all’inizio che non ritengo i problemi economici di Roma colpa della Raggi e che il tavolo aveva lo scopo di ricostruire un clima di collaborazione. Ma una cosa la devo dire».

Prego.
«Questo lavoro è stato fatto in gran parte dal Mise con la Regione, che ha avuto un atteggiamento di grandissima apertura sui progetti, con i sindacati e le associazioni. Il Comune di Roma, invece, a questo tavolo sembra uno spettatore assente». 

In che senso, scusi?
«Noi, dopo un’analisi approfondita dei dati della città, abbiamo presentato le iniziative e abbiamo identificato le risorse insieme alla Regione. E questo ci sta pure, non è un problema».

Qual è il problema allora?
«Quello che non funziona è che nelle attività che vanno fatte perché i progetti vedano la luce, il contributo del comune di Roma è zero». 

La sindaca Virginia Raggi ieri uscendo dall’incontro è stata abbastanza fredda. Qualcosina, ha detto, c’è nei progetti, ma fondi nuovi non se ne vedono.
«Mettiamola così, su un miliardo e duecentocinquatasei milioni, il contributo del Comune è di 153 milioni. Come ho detto non è un problema. Sono soldi pubblici che vanno spesi per i cittadini è irrilevante da dove vengono. Quello di cui mi sono stancato è di aver messo a lavorare venti persone del mio staff, con una sindaca che viene alle riunioni come se fosse una turista per caso». 

La sindaca Raggi una turista per caso?
«Sì. Guarda le cose e dice questo sì, questo forse, questo vediamo e comunque dateci più soldi. È inaccettabile. Le faccio un esempio concreto?».

Che ci dice?
«Le sembra normale che io contatto con il mio staff, Unindustria e Camera di Commercio, le prime cento imprese romane per capire quali sono i problemi e quali le opportunità, le riunisco, e la sindaca non c’è?». 

Avrà avuto altri impegni istituzionali.
«Senta, per incontrare le imprese ho saltato un incontro con il premier Gentiloni e non sono andato al consiglio dei ministri. Io non faccio l’assessore della Raggi. Sono il ministro dello Sviluppo economico che sta dando una mano ad una città che versa in condizioni pietose non l’Assessore della Raggi che è pagata per farla funzionare la città». 

Certo, ma lei si è interessato anche dei tavolini selvaggi dei ristoranti. Forse la sindaca avrà visto troppe invasioni di campo?
«Quando ci sono 500 pratiche inevase sulle chiusure di tavolino selvaggio, e io mando 10 persone di Invitalia, e lo staff del ministero a rifare i sistemi informatici del primo municipio, la responsabile della struttura è almeno collaborativa. La Raggi fa finta di niente, come se fosse una cosa che non le importa. Tutto questo non può andare avanti».

Nel senso che il tavolo per Roma finisce qui?
«Ci mancherebbe con tutto il lavoro fatto. Andremo avanti con la Raggi o senza la Raggi. Del resto, se questo è l’atteggiamento, è esattamente la stessa cosa. Le faccio un altro esempio». 

La ascolto.
«Decidiamo con il ministero dei Beni culturali di investire una parte rilevante delle risorse di Turismo 4.0 per sviluppare un progetto di valorizzazione dei Fori imperiali. Io le chiedo di andare da Franceschini (Dario, ministro della cultura, ndr) per fare l’accordo sulla gestione e la valorizzazione congiunta dei Fori che il ministro le ha proposto da tempo. E lei sa cosa mi risponde? Quelli sono fatti miei, me la vedo io». 

Ma il tavolo non nasceva per far parlare governo, Campidoglio e Regione?
«Esatto. Evidentemente pensa che ci siamo, il governo e la Regione, che fanno un lavoro per Roma mentre lei sceglie il menù come fosse al ristorante, lamentandosi dei fondi senza essere in grado di spendere nemmeno quelli che ha e senza chiarire cosa vorrebbe fare con i nuovi». 

Ma con queste premesse è sicuro di poter andare avanti?
«Io vado avanti, ma non intendo accettare per un minuto in più questo atteggiamento. La signora sindaca quando si chiamano le imprese romane si presenti, le incontri e le ascolti. Perché avrebbe compreso che le principali tre società di telecomunicazioni italiane hanno detto che a causa delle delibere comunali il 5G, la banda ultralarga mobile, a Roma non può arrivare. Nel documento presentato due giorni fa ci sono 19 iniziative prioritarie sulle quali rifondare il posizionamento della capitale».

Per esempio?
«Invito tutti ad andare sul sito del ministero e vedere la presentazione. Abbiamo fatto partire una sezione dedicata a Roma del fondo di garanzia che permetterà di sostenere 100 milioni di credito alle pmi. La ministra Lorenzin è venuta con un progetto per fare a Roma tramite l’istituto superiore di sanità un centro di eccellenza per la gestione dei dati sul servizio sanitario nazionale. Il Comune non ha detto una parola. Il Coni ha presentato un’iniziativa straordinaria su un grande polo per lo sport, la Cdp i progetti di riqualificazione urbana e di social housing e si è resa disponibile a intervenire sulle start up, Ice finanzierà le principali fiere del market faire e una nuova su industria 4.0. Per non parlare degli altri progetti industriali».

Quali progetti?
«Abbiamo iniziato un negoziato con società leader nel settore aereo spazio già presenti a Roma offrendo sostegno finanziario per fare un polo per lo sviluppo dei satelliti di nuova generazione».

E il Comune?
«Nulla. Non c’è un contributo di soldi, di pensiero o di azione. Alla fine della presentazione, peraltro già rivista più volte con il suo staff, la sindaca ha detto che ci farà sapere cosa ne pensa. Bontà sua». 

Almeno sui nuovi 500 autobus ho difficoltà a credere che il Campidoglio non abbia dato un contributo. 
«Sugli autobus abbiamo fatto la ricostruzione di tutti i finanziamenti locali, regionali e nazionali. Ieri al tavolo è venuta a dire che, va beh, quello è un processo che abbiamo sotto controllo non abbiamo bisogno di aiuto». 

Senta, che fine ha fatto il progetto di fermare il commercio abusivo almeno nelle principali piazze di Roma?
«Avevamo proposto di utilizzare sia il decreto Franceschini che quello Minniti per rafforzare le ordinanze. Risposte zero. Poi grazie al lavoro del prefetto partiranno comunque a dicembre task force intercorpo per controllare decoro e commercio». 

Come interpreta l’atteggiamento del Comune. Mancanza di volontà politica?
«Spero sia solo questo. Perché se fosse un mix di arroganza e incompetenza saremmo di fronte ad una situazione senza speranza». 

Questo tavolo dava il senso di un’emergenza per Roma. Il Messaggero, in un editoriale, ha chiesto che Roma diventi una priorità per il prossimo governo. Qualsiasi esso sia.
«Sono perfettamente d’accordo. Tant’è che alla Raggi ho detto, siccome si va alle elezioni nazionali e regionali, acceleriamo sulla definizione di tutti i progetti e istituzionalizziamo il tavolo per non disperdere il lavoro fatto. Si è riservata di riflettere». 

E alla fine cosa ha risposto?
«Nulla».

© RIPRODUZIONE RISERVATA