Sgarbi, l'Antitrust riceve la documentazione di Sangiuliano. Il sottosegretario alla Cultura: «Non mi dimetto»

Secondo l'accusa il critico d'arte non ha pagato i debiti con l'Agenzia delle Entrate per un totale di circa 715 mila euro

Sgarbi, l'Antitrust riceve la documentazione di Sangiuliano. Il sottosegretario alla Cultura: «Non mi dimetto»
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Mercoledì 25 Ottobre 2023, 11:03 - Ultimo aggiornamento: 26 Ottobre, 01:10

Vittorio Sgarbi indagato per evasione fiscale. Sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte è il reato che la Procura di Roma, stando a quanto scrive Il Fatto Quotidiano, contesta al sottosegretario alla Cultura, per una vicenda che risale all'ottobre del 2020. Secondo l'accusa il critico d'arte non ha pagato i debiti con l'Agenzia delle Entrate per un totale di circa 715 mila euroC'è la possibilità che lei si dimetta? «Nessuna», ha risposto ad Affaritaliani.it il sottosegretario alla Cultura . «L'intervista (del ministro Sangiuliano al Fatto Quotidiano, ndr) è falsa. Qualunque articolo viene pagato, come qualunque libro genera diritti d'autore. Ogni libera prestazione, conferenza, spettacolo, deve essere pagata», ha concluso. 

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Antitrust riceve la documentazione

«Confermiamo la ricezione della documentazione inviata dagli uffici del ministro Sangiuliano. L'Autorità ha immediatamente iniziato l'esame della documentazione ricevuta». A riferirlo è il portavoce dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato. Il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha riferito di avere inviato una segnalazione all'Antitrust a seguito della notizia secondo la quale il sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi, si sarebbe fatto pagare per partecipare a conferenze e altri eventi.

Governo: nessuna indagine a Roma su consulenze Sgarbi

Nessun fascicolo di indagine, a quanto si apprende, è stato aperto dalla Procura di Roma in relazione a consulenze a favore del sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi per la sua partecipazione a conferenze ed eventi. A piazzale Clodio è invece avviato da alcuni mesi un fascicolo relativo a un presunto mancato pagamento di debiti con l'Agenzia delle Entrate; una vicenda che risale all'ottobre 2020 che riguarda anche l'acquisto all'asta di un quadro di Vittorio Zecchin. A quanto si apprende per questi fatti Sgarbi non è ancora stato ascoltato dagli inquirenti.

Sgarbi indagato per sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte

«Secondo i pm nell'ottobre del 2020 Sgarbi partecipa ad una asta, ma il sottosegretario nega» e acquista un'opera di Vittorio Zecchin, sostiene il quotidiano. Aggiudicata per 148 mila euro circa, l'opera però non sarebbe stata comprata dal sottosegretario, bensì dalla sua fidanzata.

Il punto è che secondo la Procura di Roma il reale acquirente era Sgarbi.

«Per questo i magistrati gli contestano la sottrazione fraudolenta al pagamento - si legge sul Fatto - delle imposte» come previsto dall'articolo 11 della legge 74 del 2000, che punisce chiunque «al fine di sottrarsi al pagamento di imposte sui redditi o sul valore aggiunto ovvero di interessi o sanzioni amministrative relativi a dette imposte...aliena simulatamente o compie altri atti fraudolenti sui propri o su altrui beni idonei a rendere in tutto o in parte inefficace la procedura di riscossione coattiva».

La replica di Sgarbi

Una «sequela di bugie» che procurano «un grave danno reputazionale mio e di tutti gli altri soggetti citati, accomunandoli a ipotesi di reato che, in quanto fondate su presupposti falsi, configurano una grave calunnia per la quale, adesso, si renderà necessaria anche una denuncia alla Procura della Repubblica». È quanto annuncia il sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi, in riferimento all'articolo pubblicato oggi dal Fatto Quotidiano, "Sgarbi, ecco favori retribuiti e rimborsi dubbi".

In una lunga nota il sottosegretario accusa il quotidiano di riportare «integralmente le ricostruzioni diffamatorie e calunniose di una lettera anonima inviata a istituzioni e giornali attraverso la violazione fraudolenta di due account di posta elettronica in uso alla mia segreteria, rendendosi così complice delle falsità in essa contenute spacciandole per "fatti", getta discredito sul mio operato e su quello dei miei collaboratori, con irreparabile pregiudizio sotto il profilo professionale e umano».

Nella luna nota Sgarbi ribatte alle accuse punto per punto. «1) Vicenda Fondazione Principe Pallavicino - Da alcuni anni coordino l'attività di promozione della prestigiosa Collezione d'arte, curandone la promozione attraverso l'allestimento di mostre e conferenze, tutte finanziate con risorse private. Gli emolumenti corrisposti dalla Fondazione Pallavicino, regolarmente fatturati e tracciati, allo storico e critico d'arte (e non al sottosegretario!) fanno chiaramente riferimento a questa attività, facilmente riscontrabile anche attraverso una semplice ricerca su internet. L'avere messo in relazione il pagamento di questi emolumenti con le mie denunce contro la realizzazione di obbrobri architettonici che rappresentano uno sfregio al decoro urbanistico della città, è una bieca operazione di deliberato travisamento dei fatti, tale da indurre il lettore a credere che ci sia stato un »do ut des«. Di questa grave illazione, frutto di una chiara manipolazione dei fatti, non resta che agire in sede civile, atteso che il giornale continua in questa oramai evidente campagna di delegittimazione».

 

«2) Pro Biennale - Risulta completamente falso quanto asserito da Il Fatto Quotidiano - si legge ancora - là dove scrive che Vittorio Sgarbi "seleziona l'artista Barbara Pratesi per la Biennale e lei gli paga 4.500 euro". Non si può credere che il giornale abbia trasformato una semplice rassegna d'arte contemporanea promossa dall'associazione privata "Pro Biennale" (presieduta dal signor Salvo Nugnes) con la più prestigiosa "La Biennale di Venezia": una confusione assai rivelatrice del pressapochismo e dell'inattendibilità (altro che «inchiesta») con cui l'estensore del pezzo, Thomas Mackisnon, ha confezionato questa ennesima poltiglia di supposizioni e bugie presentandole al lettore come «notizie». Di quest'altra manipolazione, intesa a suggestionare i lettori paventando un conflitto d'interesse inesistente, il giornale sarà chiamato a risponderne in sede civile».

«3) Rimborsi - Anche in questo caso, rilanciando le false accuse contenute nel sopracitato esposto anonimo per il quale (unitamente al Capo della Segreteria e alla mia compagna) ho già presentato una circostanziata denuncia, "Il Fatto Quotidiano" continua nella diffusione di ricostruzioni mendaci. Il 9 agosto vero è che il sottosegretario è stato a Messina per la presentazione di un documentario cinematografico su invito di un'associazione culturale, ma omette di dire che quella iniziativa è coincisa con altre di carattere esclusivamente istituzionale, tutte facilmente documentabili: il sopralluogo al Museo Regionale di Messina, il sopralluogo in alcune chiese cittadine che custodiscono opere d'arte, l'incontro istituzionale con il sindaco della città di Messina e l'incontro istituzionale con l'assessore regionale al Turismo della Regione Siciliana per la programmazione di iniziative congiunte. L'essere storico e critico d'arte, e al contempo sottosegretario alla Cultura, non può essere certamente considerato un impedimento! Ma un dettaglio, non di poco conto, omette 'Il Fatto Quotidianò: pur essendo formalmente «in missione» io non ho chiesto e ottenuto rimborsi. E lo stesso il Capo della Segreteria che, tra l'altro, non era neanche presente a Messina per sopravvenuti imprevisti personali. Come si può, dunque, scrivere platealmente il falso? Che 'giornalismò è mai quello di chi, consapevolmente, o nella migliore delle ipotesi senza verificare preventivamente la veridicità di contenuti anonimi, si rende partecipe del disegno diffamatorio di ignoti? Ci penserà l'autorità giudiziaria a ristabilire la verità, non potendo contare sulla correttezza professionale dell'estensore del pezzo».

E ancora: «4) Utilizzo del mezzo navale - L'autorizzazione all'uso del mezzo navale non è a discrezione del sottosegretario, che nel caso specifico ha semplicemente chiesto al Capo della Segreteria di contattare la Prefettura territorialmente competente per verificare se vi fosse la disponibilità del mezzo. L'esigenza di ricorrere al mezzo era dettata dalla necessità di prendere in tempo un volo dall'aeroporto di Reggio Calabria a quello di Roma Fiumicino, e ciò in considerazione del fatto che i sopralluoghi e gli incontri istituzionali del Sottosegretario si erano protratti abbondantemente oltre i tempi stimati, tali da non fargli prendere in tempo un volo di rientro previsto dall'aeroporto di Catania. Insomma, occorreva raggiungere in tempo Reggio Calabria per poter prendere il solo volo utile per Roma; cosa che non sarebbe stata possibile con i tempi di attesa del traghetto. Affermare, dunque, che il capo segreteria avrebbe fatto ricorso al carattere istituzionale della richiesta «non potendo scrivere che era lì per una prestazione a pagamento», è un'altra stucchevole manipolazione dei fatti oltre che una illazione. Risulta falsa, infine, la ricostruzione del giornale secondo cui, al rientro a Roma, 'il sottosegretario chiede il rimborso per le missioni del 9 e 10 settembrè. Io non ho chiesto alcun rimborso. E nemmeno il capo della mia segreteria. Solo una dipendente dell'Ufficio di diretta collaborazione, al mio seguito, ha chiesto (peraltro legittimamente, essendo in missione) il rimborso di un biglietto del treno da Paola a Roma, e ciò perché il rientro inizialmente previsto dall'aeroporto di Catania a Roma, è avvenuto dalla Calabria. L'Ufficio Missioni ha risposto che il rimborso di quel biglietto, secondo il regolamento, non era ammissibile, e quindi nessun rimborso è stato effettuato».

«5) Arpino - Anche per la missione del 15 maggio 2023 ad Arpino, il giornale si avventura in un'altra ricostruzione falsa. Premesso che anche in quella occasione non è stato chiesto e ottenuto alcun rimborso, né dal sottoscritto né dai collaboratori al mio seguito (ma il giornale lo ignora, dovendo solo sposare le diffamazioni delle lettere anonime di cui si sta facendo promotore) la ragione istituzionale di quella visita è agli atti del Comune di Arpino, o più semplicemente nella rassegna stampa reperibile anche in internet, ovvero riportare in città (di cui, all'epoca, non ero ancora il sindaco) il seicentesco dipinto della 'Crocifissionè di Francesco Trevisani, incautamente finito in una stanza degli uffici del Distretto sanitario di Sora e, grazie al mio intervento, riportato ad Arpino, dove era originariamente custodito».

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