Timothy Dal Bello, 16 anni, falciato e ucciso dall'auto di un 92enne. La rabbia social degli amici: «Assurdo che potesse guidare»

Il dramma di Treviso. Morto anche Angelo Fantato, il 92nne che era alla guida

Timothy Dal Bello, 16 anni, falciato dall'auto di un 92enne. La rabbia social degli amici: «Assurdo che potesse guidare»
di Valeria Lipparini
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Mercoledì 31 Gennaio 2024, 08:02 - Ultimo aggiornamento: 1 Febbraio, 08:47

ASOLO (TREVISO) - Alle 3 della notte tra lunedì e martedì si è spenta anche l’ultima, piccola, speranza. Il filo sottilissimo a cui era aggrappata la vita di Timothy Dal Bello, 16 anni, di Caselle d’Asolo (Treviso), si è spezzato. È morto così il giovanissimo, ricoverato domenica pomeriggio nel reparto di terapia intensiva neurochirurgica dell’ospedale Ca’ Foncello di Treviso, dopo essere stato investito da un 92enne, a Pagnano d’Asolo. Deceduto sul colpo anche l’anziano, Angelo Fantato, alla guida della sua Citroen Berlingo che è stato molto probabilmente colto da un malore. Il 92enne è, infatti, andato dritto alla rotonda che si trova all’altezza della Fornace, tra Pagnano e Casella d’Asolo proprio mentre Dal Bello, insieme ad alcuni amici, tutti in sella alle loro moto, stavano tornando a casa dopo aver assistito ai carri mascherati. Si erano fermati alla rotonda per dare regolarmente la precedenza, ma non potevano sospettare che sarebbero stati investiti e abbattuti come birilli da un’auto impazzita, che aveva perso il controllo, e che ha travolto i primi due scooter trascinando uno dei due mezzi rimasto incastrato sotto le ruote. La vettura aveva continuato la sua corsa finendo dentro il fossato, al centro della rotatoria. Nessuna frenata sull’asfalto. Solo le tre moto a terra, una distrutta.

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LE SPERANZE
In un primo momento i quattro ragazzi, tutti coetanei, sembravano aver riportato ferite leggere.

Preoccupava il trauma cranico di Thimoty che, cadendo, aveva sbattuto violentemente il capo contro l’asfalto. Proprio lui era stato trasportato in elicottero al Ca’ Foncello. Ma era rimasto sempre vigile, fino alla notte quando, improvvisamente, le sue condizioni erano peggiorate. Era stato operato d’urgenza e i medici speravano che la sua giovane fibra avrebbe fatto il miracolo. Ma le speranze sono state cancellate già lunedì sera quando si era capito che il giovane non si sarebbe ripreso: si era aggravato fino alla morte cerebrale. E nella notte è arrivato il tragico verdetto. I tre amici che erano con Thimoty, in sella a tre diverse moto, stanno invece meglio e sono tornati a casa. Anche la moglie di Fantato, che è disabile e si trovava in auto con il marito, lato passeggero, è stata dimessa. Era stata ricoverata perchè in stato di choc. «Non è stato semplice per mio zio - spiega una nipote - avevano perso una figlia in età molto giovane per una grave malattia e mia zia all’età di 55 anni si è ammalata di una malattia degenerativa progressiva e per questo è costretta su una sedia a rotelle». L’anziano nonostante l’età si è sempre preso cura dell’amatissima moglie.

 


IL DOLORE
Restano, adesso, il dolore e le domande. La comunità di Casella d’Asolo si è stretta attorno alla famiglia composta da mamma Monica, casalinga, papà Demis, muratore, e due sorelle, Aurora che frequenta la scuola superiore e Sara che lavora. Mentre i tanti amici del giovane si chiedono perchè un anziano di quell’età avesse ancora la patente. Si scambiano invettive e rabbia allo stato puro contro quella che per loro non è stata una tragica fatalità. «Se fosse rimasto a casa, quell’anziano, non avrebbe tolto la vita al nostro migliore amico» è il commento che rimbalza su social e chat. E stanno organizzando l’ultimo saluto a Thimoty. Saranno tutti in sella a moto rombanti, fuori dalla chiesa, a dire addio a quel ragazzo buono, che la mattina studiava al Cfp di Fonte, indirizzo meccanica, sognando i motori che erano la sua grande passione. E al pomeriggio trascorreva il tempo tra la parrocchia e gli amici. «Vogliamo che qualcosa cambi, non è pensabile che i novantenni ottengano il rinnovo della patente. Lotteremo per questo» dicono le sorelle fuori da casa, prima di avviarsi verso l’ospedale di Treviso per dare l’ultimo saluto a quel loro fratellone che proteggono ancora adesso, come il più piccolo della nidiata.
 

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