Giovanni Salvi nominato pg della Cassazione, Csm diviso sul voto

Giovanni Salvi nominato pg della Cassazione, Csm diviso sul voto
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Giovedì 14 Novembre 2019, 19:33
E' la prima nomina dopo lo scandalo scoppiato alla fine della primavera, quando le intercettazioni delle indagini sul pm romano Luca Palamara avevano portato alle dimissioni di cinque consiglieri e all'uscita anticipata del procuratore generale Riccardo Fuzio. Una nomina delicata, quella votata ieri, sulla quale il Consiglio superiore della magistratura si è diviso. Giovanni Salvi è il nuovo "capo" dei pm italiani, ricopre anche la funzione di titolare dell'azione disciplinare nei confronti dei magistrati ed è componente di diritto del Csm.
Su quella poltrona, scoperta dal luglio scorso, siederà per la prima volta un "papa straniero", non un magistrato che ha svolto quasi tutta la sua carriera all'interno della Cassazione, come sinora era avvenuto. Alla soluzione interna che era rappresentata dall'avvocato generale della Cassazione Marcello Matera, il plenum ha preferito il procuratore generale di Roma Giovanni Salvi, in passato procuratore capo a Catania e consigliere del Csm (eletto nelle liste di Magistratura democratica), che già partiva come candidato favorito e che ha battuto anche il terzo concorrente, il pg di Napoli Luigi Riello. Ma i consiglieri si sono divisi. E così Salvi è passato a maggioranza: 12 i voti a favore contro i quattro andati a Riello e i 3 ottenuti da Matera; cinque le astensioni, tra cui quella consueta del vice presidente del Csm David Ermini. A votare per Salvi è stata una maggioranza inedita: i togati di Area (il gruppo delle toghe progressiste in cui è confluita Md, senza sciogliersi), quelli di Autonomia e Indipendenza (la corrente di Davigo che a seguito del terremoto ha più che raddoppiato la sua rappresentanza, da ultimo con l'elezione di Nino Di Matteo) e i laici del M5S.
Nato a Lecce, 67 anni fa, Salvi è arrivato alla procura di Roma nel 1984 e ci è rimasto per 20 anni. Un lunghissimo arco di tempo in cui si è occupato di indagini delicate,come quelle sulla strage di Ustica, gli omicidi di Mino Pecorelli e Roberto Calvi e di inchieste sui Nar e le Br.
La seduta era presieduta dal capo dello Stato, che del Csm è il presidente e che a giugno, nel pieno della bufera che aveva investito Palazzo dei marescialli, aveva rivolto un duro monito ai consiglieri, parlando di un «quadro sconcertante e inaccettabile» emerso dall'inchiesta di Perugia e invocando anche una riforma interna per assicurare «regole puntuali e trasparenza» delle decisioni. Anche oggi, dopo aver espresso gli auguri di buon lavoro a Salvi e la certezza che il nuovo pg «apporterà un alto contributo di professionalità e capacità organizzativa» e darà un «contributo prezioso al funzionamento efficace e trasparente del Csm», Sergio Mattarella ha rivolto ai consiglieri un richiamo: «il Consiglio ha oggi più che mai la necessità di dover assicurare all'ordine giudiziario e alla Repubblica che le sue nomine siano guidate soltanto da indiscutibili criteri attinenti alle capacità professionali dei candidati».
Un solo passaggio esplicito alle vicende di questa estate, quando, nel ricordare l'attività svolta da Fuzio nel ruolo di procuratore generale, Mattarella ha sottolineato anche «il senso delle istituzioni» manifestato con la sua scelta di lasciare l'incarico «in un momento particolarmente delicato e difficile per tutta la magistratura». A breve un nuovo banco di prova, con la nomina del successore di Giuseppe Pignatone, al vertice della procura di Roma.
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