Il trojan installato nel cellulare di Palamara aveva intercettato i dialoghi con cinque togati del Csm - che si sono dimessi dopo l'esplosione dello scandalo -, con due deputati del Pd, Cosimo Ferri e Luca Lotti, e anche con Sirignano. Con il pm della Direzione nazionale antimafia il 7 maggio scorso Palamara parlava dell'«individuazione di un candidato da appoggiare da parte di Luca Palamara per l’incarico di procuratore di Perugia», scrivono i finanzieri in un'informativa del 30 maggio. «Ma io non c’ ho nessuno a Perugia… zero» aveva detto il pm indagato per corruzione, informandosi su possibili nomi. «Nel prosieguo del dialogo si comprende che, secondo il citato collega, Palamara non avrebbe alternative (per problemi e logiche di correnti qui irrilevanti) se non appoggiare il candidato di cui parlano e a quel punto l’indagato chiede: Chi glielo dice che deva fare quella cosa lì». Per l'accusa Palamara sta parlando di un tentativo di delegittimazione del procuratore aggiunto di Roma, Paolo Ielo. «Deve aprire un procedimento penale su Ielo - dice infatti il pm indagato - cioè stiamo a parlà di questo…non lo farà mai».
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