Il colloquio tra il pm e la giornalista, pubblicato il 12 aprile 2017, aveva avuto ad oggetto il caso della centrale di acquisto della pubblica amministrazione e in particolare - ricordano le Sezioni Unite della Cassazione - «il contrasto tra uffici giudiziari in relazione alla posizione del capitano Scafarto», del Noe.
I supremi giudici hanno accolto la difesa del magistrato, affidata all'ex giudice ed ex componente del Csm, Carlo Di Casola: Palazzo dei Marescialli «non avrebbe considerato che alcuna frattura interna tra i magistrati coinvolti in quelle vicende si era determinata» a seguito della pubblicazione dell'articolo. Inoltre, secondo gli ermellini, merita di essere approfondita l'obiezione difensiva sul fatto che «non era apprezzabile, quale diretta conseguenza della condotta illecita, alcuna lesione effettiva dell'immagine dei dirigenti della Procura di Roma nè tantomeno di quella di Napoli». Le Sezioni Unite infine concordano sul fatto che il Csm avrebbe dovuto tenere presente che anche l'immagine di Woodcock, dopo l'uscita dell'articolo e l'avvio del procedimento disciplinare, non aveva ricevuto contraccolpi «tanto che, successivamente, il Procuratore capo Melillo gli aveva affidato il settore dei reati contro la Pubblica amministrazione». Ora, in diversa composizione, il Csm dovrà occuparsi nuovamente della vicenda.
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