L’AGGUATO
La questura chiede la misura di prevenzione per Piovella, uno dei sei arrestati al momento nell’inchiesta, per la sua «pericolosità sociale con riferimento alle competizioni sportive, anche in comuni diversi (Napoli-Roma) rispetto al contesto milanese, dove sono ubicati i luoghi relativi al contesto Ultras dallo stesso frequentati, che costituiscono l’epicentro della sua pericolosità». Nella «proposta» di applicazione della sorveglianza speciale la questura ricorda che Piovella, 34 anni, è stato arrestato il 31 dicembre «per i disordini» in via Novara, dove ci fu «un vero e proprio agguato» da parte degli ultras interisti, gemellati con quelli del Varese e del Nizza, «a una colonna di veicoli di tifosi del Napoli» con bastoni, spranghe, «torce fumogene» e «petardi». Si trattò di «un vero e proprio combattimento» nel quale Piovella, incensurato e imprenditore-designer, avrebbe agito in concorso con circa altri 100 ultras, mentre i napoletani erano un’ottantina.
INDOLE VIOLENTA
A chiamare in causa Piovella, come ricorda la questura, è stato Luca Da Ros, altro ultrà dell’Inter arrestato, che ha collaborato alle indagini e che ha riferito che fu «il Rosso» a impartire «precisi ordini».
Piovella, si legge sempre nella richiesta, è sottoposto a Daspo per un anno dal luglio scorso e non poteva andare nemmeno in via Novara, a poca distanza dallo stadio. Tra l’altro, risulta «per giunta essere uno dei promotori e reclutatori dell’azione criminale di attacco» che si è conclusa con «un morto e diversi feriti». Anche «in passato - scrive la questura - la personalità violenta e criminale di Piovella nell’ambito di manifestazioni sportive era stata già oggetto di attenzione». Già nel 2005 gli era stato applicato un Daspo per 3 anni per un lancio di fumogeni in campo per il quale rimase ferito il portiere del Milan. Nel processo penale, però, venne assolto. È poi stato denunciato per rissa dopo la partita Inter-Juve dello scorso aprile. In più, nel 2015 la Questura di Napoli avviò a suo carico un procedimento per Daspo dopo una partita tra Napoli e Inter e ancora nel 2012 durante un derby venne individuato dalla Digos come responsabile dell’esposizione di striscioni «da contenuti provocatori e offensivi». Il questore sottolinea, dunque, la sua «indole violenta e pericolosa», la sua «grave e attuale pericolosità sociale» e il rischio «che possa reiterare analoghi comportamenti pericolosi» con una «progressiva e crescente gravità».
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