Pasqua da soli, aumentano i disagi e l'isolamento dei ragazzi: boom di chiamate al Telefono amico. Sono raddoppiate in tre anni

Guerra, caro bollette, pandemia e affitti creano un diffuso malessere specie tra i 19 e i 25 anni. Anche l'identità di genere crea angoscia

Pasqua da soli, aumentano i disagi della solitudine: boom di chiamate al Telefono amico
di Graziella Melina
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Domenica 9 Aprile 2023, 10:14 - Ultimo aggiornamento: 10 Aprile, 08:34

I segnali del malessere i ragazzi spesso riescono a mascherarli bene. Maniche lunghe per coprire i segni di autolesionismo, abiti larghi per evitare di far vedere l'eccessiva magrezza; poche parole, che non tradiscano la sofferenza. E poi dritti filati nella propria stanza, diventata ormai un rifugio. Eppure c'è chi alla fine quel dolore, represso giorno dopo giorno, riesce piano piano a comunicarlo, magari ad una persona sconosciuta, che non può giudicare. I numeri di Telefono Amico Italia danno contezza di un disagio sociale che a volte rischia di finire in tragedia: nel 2022 sono state oltre 110mila le richieste di sostegno, le segnalazioni di malessere emotivo sono più che raddoppiate nell'arco degli ultimi tre anni. Aumentano i contatti da parte dei giovani e la tendenza è in netta crescita. «Sicuramente, è un insieme di elementi quello che ha fatto lievitare i numeri come non li avevamo mai visti finora - ammette Cristina Rigon, vicepresidente di Telefono Amico Italia Con il post pandemia è aumentato il disagio psichico, ma poi soprattutto i ragazzi dai 19 ai 25 anni vivono il senso di relazione in un mondo che oggi è molto precario: la guerra, l'economia in crisi, il caro bollette, gli affitti alle stelle, e quindi il fatto di non poter pensare ad un futuro con un lavoro stabile, li rende ancora più fragili. Questi ragazzi sono completamente spaesati racconta Rigon - riescono a vivere solo alla giornata e con l'assenza di prospettive». A subire di più i contraccolpi del disagio e poi a chiedere aiuto sono in particolare le ragazze, che per mettersi in contatto con il servizio usano più che altro WhatsApp. «Nei loro messaggi emergono problemi di autolesionismo e disturbi alimentari prosegue Rigon - questo ci fa pensare che la società vuole che la donna corrisponda a determinati stereotipi. E quando le ragazze non ci riescono, cominciano a non sentirsi accettate».

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IL BOOM


Le richieste di aiuto sono raddoppiate rispetto al 2019 e continuano ad aumentare; nell'ultimo anno i volontari di Telefono amico hanno registrato una ulteriore crescita del 9% rispetto al 2021. Oltre 50mila i nuovi utenti: in sostanza una richiesta di aiuto al minuto. «Anche nelle cliniche neuropsicologiche - conferma Daniela Chieffo, responsabile di psicologia clinica del Policlinico Gemelli di Roma - osserviamo un aumento dei casi di disagio che compare sia come disturbo della nutrizione, che come comportamenti di autolesionismo. A volte diventano disturbi più psicopatologici.

Sicuramente il periodo della pandemia ha determinato anche una maggiore forma di alienazione. Ma sappiamo anche che attraverso i circuiti digitali per un processo di emulazione, di imitazione o anche di riconoscimento, molti ragazzi per sentirsi autocentrati all'interno del gruppo utilizzano spesso comportamenti che sono dimostrativi; cioè non propriamente legati al disagio, ma semplicemente al riconoscimento della propria persona».


IDENTITÀ DI GENERE


Ma a preoccupare gli esperti è anche un nuovo disturbo. Come spiega Chieffo, che sta portando avanti tra l'altro un progetto con Unicef sul benessere psicologico degli adolescenti ("With you"), «sta emergendo sempre di più il problema di identità di genere, ossia la difficoltà di riconoscersi; il processo di identificazione viene alterato. È un fenomeno che stiamo vedendo in questi ultimi anni a livello internazionale ribadisce l'esperta del policlinico Gemelli - Si tratta di un disordine riconosciuto, ma più legato a fattori ambientali che neurobiologici». In sostanza, non riuscire a definirsi come maschio o femmina genera angoscia; spesso, soprattutto le ragazze, si rifugiano in sorta di nebbia psicologica e si alienano. «Non dimentichiamo che gli atti anticonservativi, il suicidio o i comportamenti di autolesionismo mette in guardia Chieffo - spesso rappresentano una difficoltà da parte dei ragazzi di comunicare la sofferenza interna». Riuscire a parlarne è quindi il primo passo per guarire. «Paradossalmente - ammette Rigon un'esperienza positiva l'hanno avuta i social. Quando gli influencer parlano di disagio psichico probabilmente lasciano anche ai ragazzi una traccia positiva, che poi per fortuna li spinge a chiedere aiuto. Ma sono ancora tantissimi quelli che invece fanno di tutto per nascondere il proprio malessere».

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