Si è calato con le lenzuola dal braccio di massima sicurezza del carcere di Badù e Carros a Nuoro e si è dato alla fuga. Marco Raduano, detto «Pallone», originario di San Giovanni Rotondo (Foggia) di 40 anni, boss del clan dei Montanari della mafia garganica, è ora ricercato in tutta la Sardegna con posti di blocco nelle strade principali e secondarie, nei porti e aeroporti. «Appena la Polizia penitenziaria ci ha allertato dell'evasione, intorno alle 19, abbiamo avviato il piano anticrimine in provincia di Nuoro, avvisato tutte le Questure della Sardegna e la Polizia di frontiera nei porti e negli aeroporti dell'Isola - conferma all'ANSA il questore del capoluogo barbaricino Alfonso Polverino - C'è un enorme dispiegamento di forze di Polizia e di uomini in tutta la regione, mentre la Polizia penitenziaria di Nuoro lavora sul fronte interno attraverso l'analisi di telecamere della casa circondariale e testimonianze».
Raduano vanta una lunga carriera criminale e ha condanne che deve finire di scontare nel 2046 per traffico stupefacenti con aggravante di mafia, omicidio, reati contro la persona, contro il patrimonio e in materia di armi e stupefacenti.
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La fuga
Ci si interroga su come sia potuto succedere che un detenuto del braccio di sicurezza abbia trovato le porte aperte tanto da riuscire a scappare. E ci sono dubbi sull'orario della fuga: la Polizia penitenziaria ha dato l'allarme intorno alle 19 ma l'evasione potrebbe risalire a qualche ora prima. A darne la notizia alcune organizzazioni sindacali che rilanciano l'ennesimo allarme per le scarse condizioni di sicurezza in cui lavorano gli agenti di poliza penitenziaria. «Questa evasione nel disastrato sistema carcerario, è l'ennesima conferma dell'inadeguatezza, anche dello speciale circuito definito ad alta sicurezza - denuncia Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria - Un fatto che provoca come effetto collaterale l'inflazione della restrizione al carcere duro del 41-bis. Abbiamo organici della Polizia penitenziaria carenti di 18mila unità, equipaggiamenti inadeguati, sistemi tecnologici ed elettronici inesistenti o non funzionanti. Questo mentre sin dall'insediamento del Governo siamo in attesa di essere convocati dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio, o almeno dal sottosegretario Andrea Delmastro delle Vedove, che sembra preferire le gite nei territori e gli incontri 'privatì a quelli ufficiali dei sindacati». «Non abbiamo notizie certe di come possa essere avvenuta l' evasione - afferma Giovanni Villa, segretario regionale Fns Cisl - confidiamo nelle forze dell'ordine affinché l'evaso venga catturato il prima possibile». Per il segretario generale del Sappe, Donato Capece, «quel che è successo è di inaudita gravità ed è la conseguenza dello scellerato smantellamento delle politiche di sicurezze delle carceri». Una situazione di forte allarme. «È tempo di dichiarare lo stato di emergenza delle carceri - incalza il presidente dell'unione sindacati di polizia penitenziaria, Giuseppe Moretti - Che il sistema penitenziario italiano sia un carrozzone allo sbando è un fatto certo e bisogna che qualcuno ne prenda atto».