Non è normale che sia normale, Mara Carfagna sostiene la campagna contro la violenza sulle donne

Mara Carfagna, Vice Presidente della Camera
di Paolo Travisi
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Mercoledì 21 Novembre 2018, 19:24 - Ultimo aggiornamento: 23 Novembre, 21:33

“Non è normale che sia normale”, per dire no alla violenza sulle donne. La vicepresidente della Camera dei deputati, Mara Carfagna è la promotrice della campagna di sensibilizzazione contro ogni forma di violenza rivolta alle donne: femminicidio e stalking sono le conseguenze più drammatiche di minacce ed atti violenti, spesso mascherati da amori morbosi ed ossessivi.
 

 


La campagna - a cui hanno aderito anche volti noti della tv e del giornalismo, Barbara D’Urso, Maria Latella, Barbara Palombelli, Monica Mosca e Serena Bortone - mira a coinvolgere la più ampia platea dell’opinione pubblica, attraverso il riflesso della Rete e dei social. Simbolo della campagna infatti, è un segno di rossetto rosso sotto l’occhio, da inviare con video e foto usando l’hashtag #nonènormalechesianormale. 
aprendo la presentazione della campagna nella sala della Lupa alla Camera dei Deputati.

 "La violenza sulle donne è una piaga che appesta la nostra società, come ha detto il Presidente Mattarella, una donna su tre la subisce, ogni tre giorni c'è una vitttima - sono le parole della Vice Presidente della Camera Mara Carfagna, in apertura alla presentazione della campagna nella Sala della Lupa a Montecitorio - ci penso spesso quando viaggio, quando sono in treno e guardo le donne. Allora ho pensato al nome di questa campagna, perchè non è normale il ricatto di un uomo, non è normale se viene uccisa in casa da un uomo ogni 60 ore, non è normale che dopo uno stupro ci si chieda come fosse vestita".
 


Per Carfagna l'impegno profuso in questi giorni nella campagna "Non è normale che sia normale" è iniziato anni fa, subito dopo la nomina in Parlamento. "Dare una risposta a tutte le donne è stata la mia missione, e dopo la mia nomina a ministro, col tempo abbiamo fatto molto: approvato la legge sullo stalking, fatto molte campagne di sensibilizzazione, creato il fondo sugli orfani di femminicidio, la legge sul femminicidio. In questi giorni ho presentato un emendamento per istituire un fondo per aiutare le famiglie che crescono orfani di femminicidio, ma non basta, serve una rivoluzione culturale, e le testimonianze per scuotere le coscienze. Per questo ho invitato qui alla Camera, alcune persone che hanno subito violenze, per raccontare le loro storie ed affrontare lo strazio di questi traumi. I social devono essere usati non per molestare, per bullizzare, per offendere e veicolare fake news, ma per diffondere il messaggio nobile di contrasto alla violenza sulle donne" ha concluso Carfagna.

Tra le testimonianze, quella di Giovanni Palmieri, intervistato da Barbara Palombelli che ha perso entrambi i figli, uccisi dall'uomo sbagliato che era "uno di famiglia, il fidanzatino da una vita di mia figlia, che accompagnavo a casa, che non ti dava del tu, gentile e premuroso, il classico bravo ragazzo che si è trasformato in un attimo, uccidendo i miei figli. Dopo che mia figlia Ilaria l'ha lasciato, lui ha iniziato a farle stalking. Ho rivisto il bravo ragazzo ad una decina di metri di distanza in tribunale. Ho aspettato giustizia ed è stato condannato all'ergastolo. 

Da dieci anni Barbara D'Urso, tra le sostenitrici di Non è normale che sia normale, racconta nel suo programma le storie di donne che hanno subito violenza e alla Sala della Lupa, racconta la tragedia di "Filomena Lamberti, sopravvissuta al femminicidio, che ha incontrato l'uomo della sua vita a 16 anni, 35 anni di matrimonio e tre figli" dice la conduttrice. "La gelosia non è amore, ma l'inizio del possesso sulla persona, mi picchiava per futili motivi e lo faceva in presenza dei bambini.
Loro sono cresciuti assistendo alla violenza, ma dopo io giocavo con loro e non mi hanno mai visto piangere" è la testimonianza di Filomena Lamberti. "Io usavo Facebook e lui non lo sopportava e voleva che mi cancellassi perchè pensava che stessi cercando degli amanti. Mi svegliò di notte e mi versò una bottiglia di acido sul 40% del corpo. Ho fatto 25 interventi ed ancora non è finita, mentre lui ha scontato solo 15 mesi di reclusione, per maltrattamenti in famiglia e non si è pentito,ma ha detto che lo rifarebbe".

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