Le condizioni del mare consentivano di effettuare i soccorsi. Lo conferma il comandante della Capitaneria di porto di Crotone, Vittorio Aloi: «A noi risulta che domenica il mare fosse forza 4 ma motovedette più grandi avrebbero potuto navigare anche con mare forza 8». E il portavoce nazionale della Guardia costiera, Cosimo Nicastro, ospite del programma di Bruno Vespa, precisa: «Questa tragedia non era prevedibile alla luce delle informazioni che pervenivano. Gli elementi di cui eravamo a conoscenza noi e la Guardia di Finanza, non facevano presupporre che ci fosse una situazione di pericolo per gli occupanti». Tradotto: l’allarme di Frontex non faceva pensare a un’emergenza. Sintesi: il sistema non funziona. Non salva le vite, ma neppure sigilla le frontiere. Come dimostra la tragedia di domenica in provincia di Crotone. Il meccanismo solleva una fitta nebbia che non consente di individuare le responsabilità e lascia praterie allo scaricabarile. Il governo italiano punta il dito contro l’agenzia internazionale Frontex, l’agenzia internazionale Frontex dice che doveva essere l’Italia a dichiarare l’emergenza.
Il caicco era salpato quattro giorni prima dalla Turchia.
ROTTA
Ricapitolando: il peschereccio con 180 disperati passa in acque greche, ma nessuno interviene. L’aereo di Frontex lo individua, avverte l’Italia, ma non dichiara l’emergenza. La Guardia di finanza manda le imbarcazioni unicamente per un’operazione di contrasto, ma non per soccorrere i migranti. E la Guardia costiera si muove solo quando le regole d’ingaggio glielo consentono, quando viene dichiarata l’emergenza in seguito alla telefonata. Possibile? Possibile. Basta rileggersi le dichiarazioni ufficiali dei diversi organismi coinvolti. Frontex scrive: «Nelle ultime ore di sabato, un aereo di Frontex che monitorava l’area di ricerca e soccorso italiana nell’ambito dell’operazione congiunta Themis ha avvistato un’imbarcazione diretta verso la costa italiana. Una persona era visibile sul ponte. La barca navigava da sola e non c’erano segni di pericolo. Tuttavia, le termocamere hanno rilevato una significativa risposta termica dai portelli aperti a prua e altri segni che potrebbero esserci persone sotto il ponte. Ciò ha sollevato i sospetti degli esperti di sorveglianza di Frontex. Come sempre in questi casi, abbiamo immediatamente informato dell’avvistamento il Centro di Coordinamento Internazionale dell’operazione Themis e le altre autorità italiane competenti, fornendo la posizione dell’imbarcazione, le immagini all’infrarosso, la rotta e la velocità».
Quindi è stato dato l’allarme? No. Precisa Frontex: «Si noti che sono sempre le autorità nazionali competenti a classificare un evento come “ricerca e salvataggio”». Non spettava a noi, dicono. La Guardia di finanza, che interviene con poteri di “law and enforcement” entro 12 miglia di acque territoriali (24 in materia di immigrazione) ha dichiarato la Sar? Altro comunicato ufficiale del reparto operativo di Vibo Valentia, che racconta di avere ricevuto l’informazione da Frontex sull’imbarcazione a 40 miglia dalle coste crotonesi. «Immediatamente veniva attivato il dispositivo operante sul mare per l’intercetto dell’imbarcazione, in particolare la vedetta V.5006 di Crotone e il pattugliatore veloce Barbarisi di Taranto». Considerate le condizioni del mare «facevano rientro negli ormeggi a terra». Ecco allora il cerino finire in mano alla Guardia costiera, che ha mezzi che possono intervenire anche con il mare così agitato ma che senza la dichiarazione dell’evento Sar non parte. Aloi: «Perché non siamo usciti? Le nostre regole di ingaggio sono una ricostruzione molto complessa». Attacca Salvini, ministro delle Infrastrutture, a cui fa capo la Guardia costiera: «Se uno non si fida di Frontex allora addio baracca e burattini». Il ministro dell’Interno Piantedosi: «L’assetto aereo di Frontex che per primo aveva individuato l’imbarcazione non aveva segnalato una situazione di pericolo o di stress a bordo».