La tempesta perfetta. L’ondata di caldo non concede tregua da settimane. Aumenta il numero dei ricoveri, soprattutto tra i più anziani. Gli organici negli ospedali sono strutturalmente all’osso, il ricambio dei medici che vanno in pensione è insufficiente. Sempre più stanchi, stremati e stressati, i camici bianchi devono tirare il fiato e smaltire le ferie, ma questo aggrava l’emergenza: chi resta in servizio si ritrova in prima linea con un impegno raddoppiato, mentre la qualità dell’assistenza garantita ai pazienti viene inevitabilmente ridotta. I numeri li ha messi insieme una ricerca di Fadoi, la Federazione dei medici internisti ospedalieri: «Un terzo degli organici è in ferie, cala del 52,7 per cento l’attività degli ambulatori, sono chiusi nel 15 per cento dei casi. Compromessa la qualità dell’assistenza nel 56 per cento dei reparti».
SCENARIO
Altri dati contenuti all’interno del lungo report stilato da Fadoi: «Va in ferie tra giugno e settembre oltre il 91 per cento dei medici, che usufruiscono dei 15 giorni di vacanze nel periodo estivo, come garantito dal contratto nazionale di lavoro.
TEMPERATURE
Dicono gli specialisti di Fadoi: «I pazienti più fragili finiscono in ospedale non tanto per colpi di calore, ma perché il caldo peggiora il quadro clinico rendendo necessario il ricovero. Sono soprattutto cardiopatici, nefropatici e soggetti con insufficienze respiratorie. Stiamo rispondendo all’emergenza come possiamo, ma è chiaro che è urgente trovare delle soluzioni durature e che non si può andare avanti lavorando solo sulla logica dell’emergenza».
NODI
Un altro dato: il 56,8 per cento dei medici tra giugno e settembre salta i riposi settimanali, il 44,7 è obbligato a coprire i turni notturni con attività aggiuntive, il 28 viene chiamato a lavorare anche nei pronto soccorso. Il dubbio: un medico stressato perché non si riposa offre al paziente la migliore assistenza possibile? Conclude il presidente della Fondazione Fadoi, Dario Manfellotto: questa situazione, la necessità di andare a coprire le carenze di organico nei pronto soccorso, «va a discapito dell’attività delle medicine interne che, già dotate di un minor numero di professionisti sanitari in rapporto alla complessità dei pazienti trattati, finiscono per perdere ulteriori quote di personale».