Ilva, ArcelorMittal gioca le ultime carte: esuberi e altoforno 2 acceso

Ilva, ArcelorMittal gioca le ultime carte: esuberi e altoforno 2 acceso
di Giusy Franzese
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Sabato 9 Novembre 2019, 07:21 - Ultimo aggiornamento: 10 Novembre, 07:12

Su un aspetto non c'è più alcun dubbio: a questo punto il ripristino dello scudo penale non è considerato sufficiente da ArcelorMittal per ritirare l'annunciato addio all'Italia. Sarà stato pure un alibi, ma adesso la situazione è cambiata: ora l'asticella è più alta. Sul tavolo ci sono anche gli esuberi, la vicenda dell'Altoforno 2 e lo stop a nuove strette o accelerazioni del piano ambientale. Si può negoziare, ma i margini non sono ampi. 

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La notizia buona è che il tavolo non è chiuso. Non era scontato. Chi conosce un po' come si muove il miliardario patron del gruppo Lakshmi Mittal, sostiene che non è uno che bluffa, che generalmente quando prende una decisione non torna indietro. E gli ultimatum («Il governo dà 48 ore per ripensarci e presentare una proposta») non gli piacciono. Però c'è anche chi, invece, vede nel solo fatto che abbia voluto essere presente personalmente al tavolo a Palazzo Chigi, la volontà di capire se c'è spazio per evitare la battaglia legale del secolo, come l'ha definita lo stesso Conte.
 



LE MOSSE
Non che il colosso tema di passare le carte a stuoli di agguerriti avvocati, non gli mancano certo le risorse; è più una questione reputazionale: andare via dall'Italia, secondo paese manifatturiero europeo, dopo appena un anno con l'accusa di non rispettare i patti, non è una medaglia per un colosso che gioca sullo scacchiere mondiale. E quindi Lakshmi Mittal - o chi per lui -probabilmente già lunedì tornerà al tavolo con il governo, ma non presenterà proposte, attenderà invece di capire quali sono quelle del governo. Insomma, sarà una difficilissima partita a scacchi. Per convincere Mittal a restare, lo scudo penale - pur se non sufficiente - dovrà comunque essere reintrodotto. Per l'Altoforno 2 dovrà essere garantita la facoltà d'uso. Un punto questo che potrebbe avere risposte a breve: i commissari straordinari l'altro ieri hanno avuto un incontro con il procuratore capo di Taranto, gli hanno illustrato cosa è stato fatto e quanto ancora manca, e adesso - evidentemente fiduciosi dopo l'incontro in procura - si dicono pronti a presentare la richiesta di proroga della facoltà d'uso per un altro anno. L'azienda quasi certamente chiederà anche uno sconto sul canone di affitto. Intanto, come rivela il sito specializzato siderweb.it, il gruppo non avrebbe ancora versato l'ultima rata del primo anno (il canone è fissato in 180 milioni diviso in quattro tranche).
 
 


LA LINEA MAGINOT
Ma il punto in assoluto più delicato è quello degli esuberi: Mittal come è noto ne ha chiesti 5.000 strutturali, il governo ha definito l'ipotesi «inaccettabile». In realtà entrambi sarebbero pronti a mediare. Quale potrebbe essere il compromesso però è ancora presto per dirlo: andrebbe già bene se ArcelorMittal si accontentasse di tornare all'offerta fatta prima della lunga trattativa con i sindacati, 8.480 dipendenti totali in Italia, ovvero circa 2.300 in meno rispetto a quelli poi assunti. Già così per il governo significherebbe gestire con gli ammortizzatori sociali quasi 4.500 lavoratori (infatti i commissari straordinari hanno già in gestione 2 mila lavoratori, di cui 1.600 in cig).
Sullo sfondo restano le ipotesi più nere: il negoziato che fallisce e ArcelorMittal che se ne va; la nomina di un commissario straordinario esperto che prende in carico l'azienda in attesa di una nuova gara dall'esito non prevedibile (ieri il gruppo Jindal ha smentito categoricamente la possibilità che possa tornare in campo con una cordata); la nazionalizzazione del gruppo. A favore di quest'ultimo risvolto si è pronunciato ieri anche il consigliere delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina. Se dovesse fallire l'opzione numero 1, vale a dire l'accordo con Mittal, «il governo dovrebbe valutare la possibilità di nazionalizzare lIlva anche se potenzialmente in contrasto con le norme comunitarie», ha detto il banchiere. E siccome la situazione è già complicata, ieri ci si è messa pure l'agenzia di rating Moody's che ha confermato il rating Baa3 di ArcelorMittal ma ha abbassato l'outlook da stabile a negativo. Se il gruppo non riuscirà «a realizzare senza tensioni e ritardi l'annunciato ritiro» dall'ex Ilva - ha avvertito - «aumenterebbero le pressioni per un taglio» del rating.
 

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