Provincia che vai Covid che trovi. Se l'intensità della pandemia è pericolosissima in tutt'Italia, la velocità di espansione del contagio è assai diversa non solo da Regione a Regione ma in maniera considerevole persino da città a città.
A leggere i dati a parità di confronto (cioè ogni 100.000 abitanti) si scopre che le vere capitali del contagio in Italia sono due: Milano e Genova (e le loro province). Peggio di loro fa solo una città/Regione piccola come Aosta che tuttavia conquista il primo gradino di un podio davvero poco ambito. Poi ci sono città che annaspano come Napoli, Firenze e Torino. Seguite a distanza da metropoli dove l'allarme è sempre altissimo ma che mantengono un margine di manovra come Roma, Bologna, Bari e Palermo. Non solo. Dai confronti provinciali emerge con forza il quadro di un'Italia a macchia di leopardo con aree insospettabili dove il virus morde con ferocia come Perugia o Pisa o Viterbo affiancate da zone periferiche dove il ritmo d'avanzata dell'epidemia è relativamente debole come Lecce, Crotone, Agrigento.
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IL DETTAGLIO
Ma andiamo con ordine e scendiamo nel dettaglio.
ISOLE
Fra le curiosità spicca il caso Sardegna dove la velocità del contagio è analoga, intorno a quota 15, in tutte le province. Cosa che non accade in Sicilia dove Palermo è a quota 16 mentre Agrigento è sotto il livello di 5. Il Covid non picchia allo stesso modo in tutt'Italia e alcune aree vivono una situazione relativamente tranquilla. A Lecce la media dei nuovi casi è dell'1,6 su 100.000 residenti: 50 volte meno che a Aosta. Dati analogamente modesti (ma sia chiaro che il Covid resta pericoloso ovunque) si registrano a Crotone, Vibo Valentia, Messina, Benevento, Matera. C'è infine il caso di Pesaro-Urbino. Questa provincia, a nord delle Marche, è ferma intorno a quota 7 casi su 100.000 residenti. Una media più bassa delle altre province marchigiane e pari alla metà di quella di Ancona. Un fenomeno dovuto forse al fatto che la provincia di Pesaro-Urbino è stata fra le più colpite in Italia durante la prima ondata. Forse la lezione è stata imparata. Nessuno ha rifatto errori (ma eravamo pochi giorni prima della scoperta del caso di Codogno), come lo svolgimento di eventi sportivi nazionali (le final eight della Coppa Italia di basket che portarono migliaia di tifosi da Brescia, Cremona e Milano a Pesaro a febbraio) che moltiplicarono decessi e lutti in quella provincia.