Caivano, le piccole vittime: «Fateci tornare da mamma per le Feste» (e lo stupratore è a casa). La lettera ai genitori

Una delle bambine scrive: «Mi sento morire, vorrei stare con voi»

Caivano, le piccole vittime: «Fateci tornare da mamma per le Feste» (e lo stupratore è a casa)
di Valentina Errante
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Sabato 30 Dicembre 2023, 00:45 - Ultimo aggiornamento: 00:51

«Cara mamma, da quando mi hanno allontanato da te mi sento sola ogni giorno. Mi manchi. Mi sento morire, vorrei uscire con tutti i miei fratelli, ma ormai sono già due mesi che non vi sento e mi sento morire. Nessuno potrà mai prendere il vostro posto». Scrive così alla mamma una delle due cuginette di Caivano. Maria ha quasi 12 anni, nel ghetto dimenticato in provincia di Napoli è stata stuprata dal branco e oggi è ospite di una casa famiglia. A sua cugina è toccata la stessa sorte, ma in un’altra struttura. Maria non ha potuto avere contatti con i genitori e i fratelli neppure a Natale, nonostante le istanze ripetute dell’avvocato Angelo Pisani, che rappresenta la famiglia e continua, invano, a fare appelli. Niente regali. Neppure un saluto della mamma al telefono. Perché, hanno stabilito i giudici, non è ancora stata ascoltata in sede di incidente probatorio e le sue dichiarazioni, non ancora raccolte per cristallizzare la prova, potrebbero essere condizionate.

«Sono poveri, ma non responsabili dell’orrore che hanno subito - commenta Pisani - a luglio i genitori si erano rivolti ai carabinieri denunciando le violenze del branco. Ma nulla si è mosso, nessuno ha fatto niente. Perché dovrebbero condizionare la bambina se loro stessi hanno denunciato? Perché aggiungere dolore al dolore? La piccola non riesce a vedere neppure i fratelli, anche loro allontanati dalla famiglia. Ha mandato la lettera alla mamma attraverso la sorellina, ospite della stessa struttura, alla quale è stato concesso di incontrare l’unico fratello maggiorenne». 

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LA LETTERA

La burocrazia non conosce pietà: l’ultima risposta del pm della procura dei minori di Napoli Raffaella Tedesco all’avvocato che chiedeva di autorizzare un incontro con la mamma della più piccola delle due cuginette, è del 4 dicembre. Si legge: «Ritenuto in ogni caso che la sola forma in cui appare opportuno che i minori incontrino la madre sia allo stato quella degli incontri protetti, perché consentono una necessaria osservazione della relazione madre figli, chiede a codesto Tribunale di acquisire un’urgente relazione dei servizi sociali relativa all’andamento dei percorsi che la minore risulta avere intrapreso e si riserva di esprimere parere in ordine all’istanza depositata il 24 novembre». Da allora nulla si è mosso. La relazione non è arrivata. Così è trascorso Natale, passerà capodanno. E altri mesi. Ma la bambina è riuscita soltanto a far avere alla mamma la sua struggente lettera di dolore e nostalgia. «Siete genitori bravi - scrive con una grafia da bambina - mi avete dato il rispetto e l’educazione, ma non ti preoccupare mi trovo bene, però non vediamo l’ora di ritornare tutti insieme, vi voglio bene, lo sapete, non vedo l’ora di ritornare, mamma». Era stato lo stesso legale a chiedere protezione per le vittime e i genitori, perché dopo le denunce, in quel territorio dimenticato, erano cominciate le ritorsioni nei confronti delle famiglie. Ma il legale non pensava che la famiglia venisse smembrata: la mamma è stata portata in una struttura, un fratello sedicenne in un’altra, mentre la piccola vittima della violenza e la sorellina in una terza. Prelevati dai carabinieri. L’unico rimasto “libero” è il figlio diciottenne, che è riuscito anche a incontrare la sorella più piccola, alla quale era stata consegnata la lettera per la mamma, e il fratello. 
L’avvocato Pisani ha anche lanciato una campagna sui social «Per i diritti dei bambini e tutela degli affetti: bambini di Caivano testimonial di violazioni e insensibilità - scrive - senza rispetto dei valori non c’è futuro».

Un appello alle istituzioni che anziché tutelare le vittime gli infligge altro dolore. 

L’INCHIESTA

Sono nove le misure di custodia cautelare nei confronti di sette minorenni e due maggiorenni accusati di avere violentato le due cuginette di 10 e 12 anni a Caivano emesse dai magistrati napoletani a settembre. L’indagine era nata proprio dalle denunce dei genitori dopo che un messaggio sul cellulare del fratello di una delle due piccole vittime aveva svelato l’orrore alle famiglie. Gli abusi sarebbero avvenuti tra marzo e aprile e si sarebbero protratti a lungo. Ma per mesi nulla è accaduto. Fin quando l’avvocato Pisani non ha deciso di fare un appello sul “Mattino” in pieno agosto. Poi le due bambine sono state ascoltate e hanno individuato in foto i presunti autori degli abusi, indicando i ruoli degli indagati. A dicembre ad uno dei maggiorenni sono stati concessi i domiciliari a Venezia con il braccialetto elettronico. Una decisione che vedeva la procura di Napoli Nord contraria e ha suscitato l’ira dell’avvocato: «Non c’è giustizia. Noi ci battiamo per tutelare la vittima da crimini atroci e uno dei responsabili delle violenze sessuali e diffusione video pedopornografici va ai domiciliari a Venezia. Altro che decreto Caivano, altro che rispetto e tutela per le donne e le vittime. Lui è ai domiciliari mentre le bambine e i fratelli - ha aggiunto - sono chiusi nelle case famiglia senza neanche poter veder e sentire genitori e familiari. Si veicola un messaggio sbagliato, quello della giustizia a intermittenza».

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