Bus caduto a Mestre, lo sterzo era rotto: la perizia sul mezzo ha riscontato la frattura dell’impianto di direzione

L'ultima perizia sul caso del bus caduto dal cavalcavia: 21 morti e 15 feriti

Bus caduto a Mestre, lo sterzo era rotto: la perizia sul mezzo ha riscontato la frattura dell’impianto di direzione
di Davide Tamiello
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Venerdì 16 Febbraio 2024, 08:16 - Ultimo aggiornamento: 08:20

MESTRE - È bene specificarlo fin da subito: la perizia è ancora in corso e si dovrà capire in che momento, esattamente, sia avvenuta la frattura. Ora veniamo al dato di fatto: l’accertamento tecnico sul bus della tragedia del 3 ottobre ha rilevato che lo sterzo era rotto. Causa o conseguenza? Il “quando” sarà un elemento determinante per l’inchiesta e, a quanto pare, sarà possibile individuarlo con precisione: i periti infatti dovrebbero essere in grado di ricostruire nei dettagli la cronologia del guasto grazie a un’analisi al microscopio dei frammenti della rottura.

Ormai dovrebbe essere questione di settimane, forse di giorni: i verdetti degli esperti nominati dalla procura (compreso quello del super consulente Placido Migliorino, incaricato di seguire in particolare l’analisi della strada e del guard-rail) su meccanica del mezzo, tenuta strutturale del cavalcavia e sulle scatole nere a bordo dovrebbero essere depositati a breve, tra il 28 e il 29 febbraio. Il mistero del bus elettrico de “La linea” caduto da un sovrappasso a Marghera provocando 21 vittime e 15 feriti, dunque, potrebbe iniziare a vedere qualche spiraglio di luce. 

LE IPOTESI

Si lavora su tre possibili momenti: lo sterzo potrebbe essersi rotto prima dell’incidente, dopo l’impatto con il cordolo o dopo la caduta dal cavalcavia. Se fosse avvenuto nel primo caso a questo punto il guasto tecnico diventerebbe di fatto la principale causa della tragedia. In questa fase, però, non si possono certo scartare le altre due ipotesi: il primo colpo, quello contro il cordolo e successivamente con il guard-rail, è stato particolarmente violento. Una eventuale rottura in quel frangente spiegherebbe quindi i 50 metri di scarrocciamento e i 27 contatti contro il guard-rail: con il volante bloccato per l’autista sarebbe stato impossibile riportare il mezzo al centro della strada. Una dinamica compatibile anche con la velocità con cui il bus ha percorso quei 50 metri (circa 6 chilometri all’ora). 

L'INCOGNITA

L’incognita in questo secondo scenario a questo punto sarebbe un’altra: cosa ha fatto uscire di strada il bus? Sulla possibilità di un malore dell’autista, il 40enne Alberto Rizzotto, ci sono due visioni: c’è quella del medico legale Guido Viel che dice che non vi è prova del fatto che l’uomo abbia avuto un infarto e che è morto per il trauma cranico riportato nella caduta. Poi c’è un secondo parere, della cardiologa Gabriella Basso, che si sofferma sulla patologia coronarica di Rizzotto che avrebbe potuto tradursi in malori cardiaci (prove che ci siano effettivamente stati, però, non ce ne sono). Un contrasto di perizie che la difesa dell’azienda di trasporti sicuramente vorrà approfondire. Si cercherà di capire, infine, se vi sia stato un tentativo di frenata prima dell’impatto e, in caso contrario, perché. L’ultima possibilità è che lo sterzo si sia rotto come altre funzionalità del mezzo dopo essere precipitato dal cavalcavia: ipotesi tutto sommato plausibile, parlando di un mezzo di 13 quintali caduto da una decina di metri. 

GLI INDAGATI

L’altro aspetto su cui si attende un responso è l’esame delle due scatole nere: la prima che aveva il compito di analizzare i dati del mezzo della società La Linea (velocità, frenata, eventuali anomalie elettriche o meccaniche) e una seconda che custodisce i filmati registrati all’interno del bus.

Il fascicolo dell’inchiesta al momento conta quattro indagati: l’ultimo iscritto, in ordine cronologico, è il dirigente dei Lavori pubblici del Comune, nonché responsabile della manutenzione della strada, Simone Agrondi. Gli altri tre indagati, fin dall’inizio, sono i due funzionari dipendenti in linea gerarchica da Agrondi, responsabili rispettivamente del settore Viabilità e delle Manutenzioni, Roberto Di Bussolo e Alberto Cesaro, e l’amministratore delegato della società La Linea, Massimo Fiorese, proprietaria dell’autobus.

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