Annozero, strappo Travaglio-Santoro
Il giornalista minaccia l'addio poi resta

Travaglio e Santoro
3 Minuti di Lettura
Martedì 23 Febbraio 2010, 12:24 - Ultimo aggiornamento: 9 Febbraio, 23:11
ROMA (23 febbraio) - Caro Marco; caro Michele. Botta e risposta su Il Fatto quotidiano tra Michele Santoro e Marco Travaglio, dopo le polemiche dell'ultima puntata di Annozero.




Per Michele Santoro è un confronto franco. Per molti invece è il primo vero litigio (anche se fra amici che si stimano reciprocamente), condotto in pubblico tra una coppia televisiva collaudata, gli animatori del giovedì sera di Raidue. Travaglio comunque, dopo aver minacciato di chiudere l'esperienza di Annozero, resta al suo posto ma Santoro - con franchezza - ne approfitta per dire tutto quello che pensa all'amico Marco il quale - con le sue parole e forse al di là delle sue stesse intenzioni - ha implicitamente messo in discussione lo stile di conduzione di Annozero.



Il casus belli esplode nella puntata di giovedì scorso dedicata a Guido Bertolaso. Da un lato ci sono Travaglio, Norma Rangeri e Peter Gomez. Di fronte il direttore di Libero Maurizio Belpietro e Nicola Porro, esperto di economia al Giornale. Torna alla ribalta la vecchia storia delle vacanze di Travaglio con il maresciallo della Dia Giuseppe Ciuro (vicenda ampiamente chiarita dal giornalista) e scoppia la rissa: Travaglio perde le staffe, si infuria, si sente aggredito sul piano personale, è sul punto di lasciare lo studio.



Travaglio però pensa di non aver avuto la possibilità di difendere la propria reputazione davanti a milioni di persone. Così, dalle colonne del Fatto, sabato scorso si rivolge direttamente a Santoro: «Gli amici mi consigliano di infischiarmene, di rispondere con una risata o un'alzata di spalle. Nei primi tempi ci riuscivo. Ora non più: non sai la fatica che ho fatto giovedì a restarmene seduto lì fino alla fine. Forse la mia presenza, per il clima creato da questi signori, sta diventando ingombrante e dunque dannosa per Annozero. Che faccio? Mi appendo al collo le ricevute delle ferie e il casellario giudiziale? Esco dallo studio a fumare una sigaretta ogni volta che mi calunniano? O ti viene un'idea migliore?».



Santoro medita e oggi - sempre sul Fatto - ecco la sua risposta a tratti dura o, come lui stesso preferisce definirla, "franca". Il conduttore ammette una distanza da Travaglio su molti temi e una profonda unità raggiunta sulla strenua battaglia alla censura. Dice che sarebbe amaro se Travaglio decidesse di prendere le distanze da Annozero ma, allo stesso tempo, non sarebbe «né una tragedia, né una catastrofe irreparabile». Poi, una notazione un po' risentita: «Non so se ti accorgi che, quando a proposito di Annozero dici che è una questione di format, stai parlando come un membro della commissione di Vigilanza». Il programma - sottolinea - è come una partita di calcio: «Mette in gioco non solo nozioni ma emozioni, convinzioni profonde, passioni anche viscerali».



Santoro sente di rassicurare Travaglio solo su un fronte, quello di metterlo al riparo da abusi («Qualcosa mi inventerò») ma è chiaro su un punto: «Quello che non però non posso prometterti è la verità». «La verità - conclude Santoro - è una conquista faticosa e difficile. Per quanto mi riguarda spesso è un faccia a faccia. Tra me e me».



Appuntamento a giovedì prossimo. Nel frattempo, Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Pdl, sentenzia: «Ormai il giocattolo si è rotto».