Il Papa incontra gli sportivi: «Pregate perché io possa fare il gioco della Chiesa fino alla morte»

Il Papa incontra gli sportivi: «Pregate perché io possa fare il gioco della Chiesa fino alla morte»
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Sabato 7 Giugno 2014, 20:11 - Ultimo aggiornamento: 8 Giugno, 16:35
Pregate per me, perch anche io devo fare il mio gioco, che il vostro gioco e che il gioco di tutta la Chiesa: pregate che io posso fare questo gioco fino al giorno che il Signore mi chiamer a s. Lo ha detto papa Francesco «a braccio» nell'incontro con le società sportive di tutta Italia organizzato dal Centro Sportivo Italiano (Csi) per il 70/mo anniversario della sua fondazione.



Papa Francesco è entrato in Piazza San Pietro sulla «papamobile» scoperta, arrivando poi a piedi sul sagrato della basilica.



Circa 50 mila gli sportivi di tutte le età, soprattutto giovanissimi, che hanno gremito la piazza fin dal primo pomeriggio, dopo aver animato in mattinata il «Villaggio dello sport» lungo Via della Conciliazione.



Anche Piazza San Pietro è stata trasformata in un grande oratorio a cielo aperto con un campo con porte per il calcetto e rete per la pallavolo, un canestro da basket, una pedana per la ginnastica, un cavallo con le maniglie e una trave di equilibrio, una piccola pista d'atletica, e persino un tavolo da ping pong e un biliardino. «Il nostro capitano è Papa Francesco»: questo lo slogan della manifestazione, che ha avuto il patrocinio del Coni, di cui ricorre il centenario.




«Lo sport è una strada educatrice: io trovo tre strade per i giovani - ha detto il Papa - la strada dell'educazione, la strada dello sport e la strada del lavoro, cioè che ci siano posti di lavoro all'inizio della vita giovanile». «Ma se ci sono queste tre strade io vi assicuro che non ci saranno le dipendenze, niente droga, niente alcool. Perchè la scuola ti porta avanti, lo sport ti porta avanti e il lavoro ti porta avanti. A voi sportivi, a voi dirigenti e a voi uomini della politica: educazione sport e posti di lavoro! Ricordate sempre queste tre strade: la scuola lo sport e i posti di lavoro. Cercate sempre questo e io vi assicuro che su questa strada non ci sarà la dipendenza alla droga, all'alcol e a tanti altri vizi».



«È importante, cari ragazzi, che lo sport rimanga un gioco! Solo se rimane un gioco fa bene al corpo e allo spirito», ha continuato Francesco, «E proprio perchè siete sportivi, vi invito non solo a giocare, come già fate, ma anche a mettervi in gioco, nella vita come nello sport. Mettervi in gioco nella ricerca del bene, nella Chiesa e nella società, senza paura, con coraggio ed entusiasmo. Mettervi in gioco con gli altri e con Dio, non accontentarsi di un "pareggio" mediocre, dare il meglio di sè stessi, spendendo la vita per ciò che davvero vale e che dura per sempre».



«Non accontentarsi con queste vite tiepide, mediocremente pareggiate», ha detto poi il Papa «a braccio»: «no, no, andare avanti, cercare la vittoria sempre».




Poi il Papa, rivolgendosi ai ragazzi delle società sportive, li ha esortati a comportarsi «da veri atleti, degni della maglia che portate. Vi auguro di meritarla ogni giorno, attraverso il vostro impegno e la vostra fatica. Vi auguro anche di sentire il gusto, la bellezza del gioco di squadra, che è molto importante per la vita. No all'individualismo!. Appartenere a una società sportiva vuol dire respingere ogni forma di egoismo e di isolamento, è l'occasione per incontrare e stare con gli altri, per aiutarsi a vicenda, per gareggiare nella stima reciproca e crescere nella fraternità. No fare il gioco per se stessi. Nella mia terra, quando un giocatore fa questo, gli diciamo: ma questo vuol mangiarsi il pallone, vuole giocare per se stesso. No, questo è individualismo, non mangiarsi il pallone, fare il gioco di squadra, di equipe».



Trapattoni superstar. Durante la festa l'ex allenatore della nazionale Giovanni Trapattoni ha consegnato a papa Francesco un pallone. Il Pontefice e Trapattoni si sono stretti la mano e hanno scambiato alcune battute di saluto e augurio.



Giovanni Trapattoni, il decano degli allenatori di calcio italiani, si è commosso più volte oggi ed ha concluso la sua giornata con i lucciconi agli occhi. Si era già commosso all'arrivo in piazza quando centinaia di giovani lo hanno riconosciuto e acclamato, intonando dei cori, e poi lo hanno sommerso di baci e abbracci. Lo ha fatto poi quando è passato nel settore disabili, dove ha salutato uno per uno decine e decine di persone, molte delle quali immobilizzate sulla carrozzelle, e si è prestato a tantissime foto e video, alla fine è diventato una specie di esperto del selfie e lui stesso teneva in mano i telefonini per le autofoto.



E infine si è emozionato ancora quando alla fine della festa, dopo che il Papa è salito sulla papamobile per il consueto giro in mezzo alla folla, il vecchio trap è stato preso d'assalto dai fan. Non proprio ragazzini, ma attempati sacerdoti, perfino un vescovo, una suora che si è definita juventina e sua grande ammiratrice, e tanti altri. Gli occhi del Trap sono diventati lucidi e a stento il grande allenatore riusciva a sottrarsi all'abbraccio della gente. Perfino il collega allenatore, ma di pallavolo Mauro Berruto gli ha chiesto di farsi una foto con il figlioletto. Lui non ha detto di no a nessuno, sempre sorridente e disponibile.



Ma come si spiega tanto affetto, Trap ? «che devo dire ? questo è il mio mondo, io sono nato con loro, mi sono formato in una parrocchia, sono restato umile tutta la vita, nonostante i successi che lo sport mi ha dato. Mi considerano uno di loro, e mi fa piacere. Io sono legato alla fede e alla Chiesa. E poi sono anni che vengo a san Pietro, mica solo ora. Ci venivo già ai tempi di Giovanni Paolo II. La mia storia di cattolico e di uomo di sport la conoscono tutti, forse per questo mi vogliono bene», e gli occhi luccicano ancora.
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