Clinica Santa Rita di Milano, chiesto l'ergastolo per l'ex primario Brega Massone: «Mutilava i malati terminali»

L'ex primario della clinica Santa Rita Pier Paolo Brega Massone
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Mercoledì 12 Marzo 2014, 20:06 - Ultimo aggiornamento: 14 Marzo, 10:26
I pm di Milano Grazia Pradella e Tiziana Siciliano hanno chiesto la condanna all'ergastolo e a due anni e 6 mesi di isolamento diurno per l'ex primario della clinica Santa Rita, Pier Paolo Brega Massone, accusato di omicidio volontario per la morte di quattro pazienti. Chiesto l'ergastolo anche per un altro chirurgo, Fabio Presicci.



L'ex primario di Chirurgia toracica della clinica Santa Rita è imputato per quattro casi di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà in relazione alle morti di quattro pazienti e risponde anche di una quarantina di casi di lesioni ai danni di altrettanti pazienti. I pm, al termine della requisitoria durata due udienze, hanno chiesto per lui l'ergastolo nel processo che è un secondo "filone" del procedimento sulla cosiddetta "clinica degli orrori" dove sarebbero stati effettuati interventi chirurgici inutili e dannosi al solo fine di gonfiare i rimborsi dal Sistema sanitario nazionale.



Brega Massone, infatti, arrestato nel 2008, è stato già condannato in secondo grado a 15 anni e mezzo di carcere per truffa e per un'ottantina di casi di lesioni. I pm hanno chiesto l'ergastolo anche per l'ex aiuto di Brega Massone, Fabio Presicci, che risponde di due omicidi, mentre hanno chiesto una condanna a 18 anni di carcere per Marco Pansera, imputato per un omicidio e che faceva sempre parte dell'equipe di Brega Massone. I pm, inoltre, hanno chiesto altre quattro condanne comprese tra un anno e due mesi e due anni di reclusione per altri imputati, tra cui due anestesisti. Per altri tre imputati invece, è stato chiesto il non doversi procedere per intervenuta prescrizione.






Il pm Grazia Pradella ha spiegato che l'ex primario della clinica non ha esitato «per soldi» a eseguire interventi inutili «con mutilazioni» nemmeno di fronte a dei «malati terminali», dimostrando di non possedere «il senso dell'umana pietà». Secondo il pm, Brega ha dimostrato una «indole malvagia» e «la sua coscienza non è la nostra di comuni cittadini e nemmeno quella di un medico».




L'ex primario ha «ricavato soldi dalle mutilazioni», senza guardare in faccia nemmeno ai «malati terminali» e seguendo «una raggelante equazione tra pezzi anatomici del paziente, seno o polmoni, e rimborsi», ha continuato la Pradella nel corso della sua requisitoria durata circa 7 ore - preceduta nella scorsa udienza dall'intervento della collega Tiziana Siciliano - nella quale ha ricostruito, in particolare, i casi dei quattro pazienti (tre avevano più di 80 anni) che sarebbero stati uccisi da Brega Massone e dalla sua equipe attraverso interventi chirurgici inutili e solo «finalizzati ad avere i drg», ossia i rimborsi dal sistema sanitario nazionale per la clinica convenzionata.



A Brega Massone e al suo ex "braccio destro" Presicci, come ha spiegato il pm, non possono essere concesse le attenuanti generiche perchè da loro non è mai arrivata una «parola di commiserazione» per quelle circa 150 vittime dei loro interventi nei due processi nè alcun «ripensamento». Anzi Brega Massone nel corso del primo e di questo processo si è sempre «richiamato alla sua abilità» e si è sempre detto «vittima di un complotto o dell'invidia».



Intanto, però, una donna di 82 anni, Giuseppina Vailati, ha ricordato il pm Pradella, «è stata presa e messa sul tavolo operatorio» quando era già grave per una serie di malattie e «pesava 40 kg».
Lei, come gli altri tre pazienti, ha aggiunto il pm, «è morta a causa di quell'intervento ingiustificato fatto al solo fine di incassare». Queste «aggressioni chirurgiche», ha spiegato ancora il pm, «non sono diverse dai reati comuni». Secondo il pm, solo a Pansera, uno dei tre chirurghi imputati assieme a Brega e Presicci, possono essere concesse le attenuanti generiche per il suo comportamento processuale e per la sua «minore esperienza». Da qui la richiesta per lui di 18 anni di reclusione, a fronte dei due ergastoli chiesti per Brega e Presicci. Chiesti 2 anni, invece, per gli anestesisti Giuseppe Sergio Di Terlizzi e Gianandrea Bona e per l'ex responsabile del reparto di riabilitazione Renato Scarponi. Chiesta, infine, la condanna a un anno e due mesi per l'infermiera Enza La Corte.




La commozione del pm «Appartengo a una famiglia di medici, mio padre era medico di base, io e i miei fratelli siamo cresciuti tra i malati, abituati a vedere la sofferenza». Sono le parole pronunciate dal pm di Milano Grazia Pradella che, nell'ultima parte della sua requisitoria nel processo ha voluto raccontare un breve «aneddoto personale». Un riferimento alla sua vita privata che è servito, però, al pm anche per «ringraziare tutti i medici che ogni giorno affrontano la sofferenza dei loro pazienti», in contrasto con «le condotte» di Brega Massone che, secondo l'accusa, per soldi non avrebbe guardato in faccia nemmeno ai malati terminali, operati solo per ottenere i rimborsi dal sistema sanitario nazionale. Il pm, infine, si è rivolta ai giudici della prima Corte d'Assise di Milano chiedendogli di «ascoltare e raccogliere quelle voci dei pazienti» della Santa Rita quando dovranno emettere la loro sentenza, che arriverà non prima di fine aprile-inizio maggio.



Il pm non ha nascosto «una certa commozione» nel ricordare il padre medico. «Era un medico di quartiere - ha ricordato - siamo cresciuti tra malati che arrivavano a casa» ed è stato tra i pochi a non criticare la sua scelta di iscriversi a giurisprudenza: «sapeva che avevo timore della sofferenza che fin da piccola ho dovuto leggere negli occhi dei malati. La malattia mi mette a disagio e per questo mai diminuirà la mia ammirazione per chi, da medico, affronta quotidianamente la sofferenza altrui». Per Brega Masone i pm hanno chiesto l'ergastolo per l'omicidio di quattro pazienti e a loro va il pensiero del pm Pradella: «quelle erano persone, a loro è stata tolta la possibilità di morire con dignità, senza aggiungere sofferenza alla sofferenza».
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