Governo, il piano choc di Renzi: «Ora tagliare subito le tasse»

Governo, il piano choc di Renzi: «Ora tagliare subito le tasse»
di Marco Conti
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Domenica 23 Febbraio 2014, 09:26 - Ultimo aggiornamento: 22:20
​Adesso si fa semplicemente tutto quello che abbiamo promesso. Messi alla porta fotografi e giornalisti con due robuste scampanellate, Matteo Renzi apre il primo consiglio dei ministri con a fianco colui che di lì a poco nominerà sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Si comprende subito che Graziano Delrio sarà vicepremier di fatto di un governo che l’ex sindaco di Firenze non vuole dividere «tra vecchi e nuovi» perché «qui siamo tutti una novità». L’assenza di Pier Carlo Padoan, prossimo ministro dell’Economia ancora in viaggio dall’Australia, si avverte e trasforma il consiglio dei ministri in una giunta comunale. Anche perché il programma dei cento giorni che Renzi ha riassunto ieri deve ancora passare alla verifica delle compatibilità di via XX Settembre. Compreso il taglio dell’Irpef che resta una delle priorità.



SPRONARE

«E’ stato un consiglio d’amministrazione più che un consiglio dei ministri», sostiene Gianluca Galletti, neo ministro all’Ambiente che evoca l’indimenticabile sindaco Guazzaloca: «Prima faremo le cose e poi le annunceremo». «Non possiamo sbagliare perché su di noi ci sono aspettative molto alte», ha ribadito il neo premier che sa di giocarsi questa partita avendo il sostegno di tanti e lo scetticismo di molti. Il segretario del Pd ne è consapevole ed è per questo che sprona i neo ministri a «mandare subito a memoria» i dossier aperti che troveranno nei rispettivi dicasteri. La velocità resta la caratteristica del neo presidente del consiglio che è consapevole che con altrettanta rapidità verrà giudicato per le promesse mantenute. Domani in Parlamento dovrà spiegare al Paese perché ne è valsa la pena di cambiare il governo mettendo alla porta Letta. L’amarezza di Renzi per la freddezza con la quale l’ormai ex premier gli ha passato le consegne, non ha intaccato l’umore. Semmai ha reso ancor più evidente come il suo governo sia atteso alla prova dei fatti.

La «riservatezza» chiesta ai suoi ministri è il segnale di come Renzi intenda lavorare «in squadra» con assoluto pragmatismo. Lo stesso che gli ha permesso di mettere nella sua squadra un ex esponente di Confindustria, Federica Guidi, e il presidente delle Coop Gianluigi Poletti. Un «pragmatismo alla Blair, sostengono i renziani di più stretta osservanza, quelli alla Lotti e Guerini che non si sono messi in fila per un posto da sottosegretario. Il timing delle riforme annunciate resta invariato e verrà confermato domani alla Camera nel discorso di investitura.



CHOC

La bozza del discorso è già pronta. Così come è pronto il programma, con tanto i scadenze, che verrà depositato a parte e che rappresenterà il manifesto del renzismo. «La gente dimentica come si è arrivati al potere ma non perdona se viene utilizzato male». Un mantra per Matteo Renzi che domani sciorinerà la sua road map sottolineando che questa è «la sua smisurata ambizione» e forse l’ultima occasione che ha il Paese per cambiare. Nel discorso non mancheranno i segnali forti sul taglio dei costi della politica, sulla riforma del mercato del lavoro e della pubblica amministrazione. Nodi che intende affrontare subito di petto perché cento giorni passano in fretta e le elezioni europee arrivano anche prima. Provvedimenti choc come la riduzione dell’Irpef di un punto per i redditi più bassi e per le prime due aliquote (23 e 27) e il taglio del cuneo fiscale che verrebbe compensato dall’aumento delle rendite finanziarie e dalla spending review e la riduzione dell’Irap per le aziende che assumono giovani.

Un ambizioso programma di politica economica necessario per convincere l’Europa ad allentare i cordoni della borsa che coinvolgerà anche la pubblica amministrazione nella quale i ruoli di dirigente non saranno più a tempo indeterminato e i manager potranno essere licenziati senza più gli esosi esborsi degli ultimi tempi. Un capitolo a parte, ma strettamente connesso alla parte economica del programma, verrà dedicato alle riforme istituzionali e alla legge elettorale. La riforma del titolo V rappresenta infatti per Renzi uno dei bacini per contenere la spesa pubblica riportando sotto il controllo statale molte delle competenze trasferite alle dissipatrici finanze regionali. Come promesso la legge elettorale verrà approvata subito alla Camera con un emendamento che probabilmente la confina alla sola elezione dei deputati in modo da attendere che la cancellazione del Senato la renda pienamente operativa.
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