Il decreto ministeriale 1 dicembre 2016 in materia di Rideterminazione delle piante organiche del personale di magistratura dei Tribunali ordinari e delle relative Procure della Repubblica, evidenzia l'Anm, «non ha potuto, infatti tener conto della concentrazione delle competenze in materia di immigrazione nei tribunali distrettuali, così come determinato dalla legge 46, con la conseguenza che i Tribunali distrettuali, ad organico invariato, hanno avuto enormi difficoltà a reperire le risorse umane necessarie alla istituzione delle sezioni specializzate (soprattutto i Tribunali che nel Dm hanno subito una diminuzione della pianta organica e quelli dei piccoli distretti), tenuto conto dell'enorme carico di lavoro che le stesse devono smaltire nei ristrettissimi tempi imposti dalla legge (quattro mesi)».
«Situazione - lamenta la Giunta dell'Associazione - che la legge 46 non ha affrontato, prevedendo solo un aumento delle piante organiche delle Commissioni Territoriali e del loro numero, senza considerare che l'aumento della capacità di esame delle domande e di definizioni del procedimento amministrativo da parte delle commissioni territoriali, avrebbe necessariamente comportato un aumento delle impugnazioni dei provvedimenti di rigetto innanzi al giudice ordinario.
Cosa che è puntualmente avvenuta». L'Anm cita in proposito «l'esempio del solo Tribunale di Roma, nel 2016 sono stati presentati circa 5.800 ricorsi, mentre i ricorsi aventi ad oggetto la sola impugnazione dei provvedimenti della commissione territoriale depositati dal 18 agosto 2017 al 31 gennaio 2018 (5 mesi e 13 giorni) sono stati circa 4.900. Le stesse linee guida impartite con la risoluzione del Csm del 15 marzo 2017 rischiano di rimanere lettera morta senza un'adeguamento delle piante organiche dei Tribunali distrettuali competenti in tale materia e di un'adeguata dotazione, per le sezioni specializzate, di Giudici Onorari e Tirocinanti».
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