Pirozzi indagato per una casa crollata: «Porcata ad orologeria, in quel palazzo ho salvato persone sotto le macerie»

Pirozzi indagato per una casa crollata: «Porcata ad orologeria, in quel palazzo ho salvato persone sotto le macerie»
di Simone Canettieri
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Sabato 10 Febbraio 2018, 00:06 - Ultimo aggiornamento: 11 Febbraio, 18:22

«L’avviso me lo hanno notificato a Passo Corese, stavo andando a Latina per un comizio, erano in imbarazzo anche loro. Ma io vado avanti, domani altra tappa, che pensano?». Sergio Pirozzi ha appena terminato una conferenza stampa-lampo (una rarità, vista la loquacità del personaggio). Nel corso della quale ha dovuto prima smentire se stesso. Ovvero una nota - «scritta dal mio avvocato senza il mio permesso» - in cui attaccava la magistratura due volte. Non solo per la tempistica anomala, ma anche per il «diverso trattamento ricevuto da altri candidati alle regionali che risultano indagati». Chiarito (quasi) il malinteso, si presenta davanti alle telecamere e in 4 minuti dice che «vogliono distruggermi». Poi si fa ironico quando sottolinea che «sono colpevole di aver causato il più grande terremoto da quello del 1915 ad Avezzano, come certificato dall’Ingv» e alla fine diventa solenne e fiero quando spiega che è «orgoglioso di quanto ha fatto per Amatrice in quei momenti».

LA TENSIONE
Stop. Il comitato di Pirozzi è stracolmo di gente, con la stampa ci sono anche i suoi supporter che alla fine se la prendono con i giornalisti. Urlano: «Vergogna». Peggio: «Siete i mandanti morali». Il sindaco di Amatrice ricompare dopo un po’ nel corridoio. Chiede scusa e ripassa all’attacco: «Con me due pesi e due misure, vogliono uccidere un simbolo». E poi racconta di aver ricevuto la solidarietà di tutti i sindaci italiani, da Antonio De Caro di Bari (che è anche il presidente dell’Anci) a Dario Nardella di Firenze. «Adesso andiamoci a prendere un caffè», propone Pirozzi. Ma prima lascia cadere accuse nette: «Il capo della Procura va in pensione il 1° marzo, strano no?». Salvo concludere: «Ci siamo capiti, no?». I cameraman che stanno sbaraccando dopo le riprese lo avvicinano. Uno gli dà il cinque: «Aò, io ti voto». Ride. Dispensa pacche. Sembra il protagonista - e forse si sente - di uno di quei film americani sulla guerra o forse Al Pacino in “Ogni maledetta domenica”. Poi il candidato governatore: «I miei figli vanno a scuola, non parlano da ore, hanno letto che sono accusato di omicidio, poi vagli a spiegare che significa colposo. Dai, è una porcata a orologeria». Spunta un compaesano, di Amatrice. Abbraccio silenzioso. Pirozzi: «In quel palazzo, ho aiutato le persone che salivano sul tetto a salvarsi, c’era il barbiere, c’erano i miei amici». Il codazzo che si porta dietro il sindaco-candidato rilancia e sputa accuse: «Andatevi a vedere questi magistrati di chi sono amici». Lui si ferma, si commuove: «Ho perso un pezzo di vita lì sotto». Poi si mette l’elmetto in testa: «Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono». Seguono un sorriso e una sigaretta.
 

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