Roma, i ragazzi del Cinema America denunciano il vice sindaco. Il Kino: il Campidoglio riveda l’assegnazione degli spazi culturali

Roma, i ragazzi del Cinema America denunciano il vice sindaco. Il Kino: il Campidoglio riveda l’assegnazione degli spazi culturali
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Venerdì 9 Febbraio 2018, 21:29 - Ultimo aggiornamento: 21:32

I ragazzi del cinema America hanno presentato una denuncia-querela alla procura della Repubblica di Roma nei confronti del vice sindaco Luca Bergamo per «diffamazione della nostra associazione al solo fine di giustificare la decisione politica di negare la richiesta di occupazione di suolo pubblico per piazza San Cosimato». Bergamo in un'intervista, sostengono i Ragazzi dell'America, ha fatto riferimento a «denunce sulla legittimità di quelle attività e sul disturbo alla quiete pubblica», riferendosi all'arena del cinema estiva di San Cosimato. «A richiesta inviata però dalla Presidente del Municipio Roma I Centro, Sabrina Alfonsi, circa la necessità urgente di ricevere le eventuali denunce pervenute, mentre il Campidoglio non ha mai risposto, Questura, Polizia municipale Arpa e carabinieri hanno negato la presenza di denunce», spiegano i ragazzi dell'America.

«Se quanto denunciato dai ragazzi del Cinema America rispondesse a verità, il vicesindaco, nonché assessore alla cultura del comune di Roma Luca Bergamo, farebbe bene a levarsi di torno e dimettersi. Prima, però, dovrebbe pubbliche scuse non solo alla comunità culturale che continua ad osteggiare ma anche alla città di cui è discutibile rappresentante. La verità che è il Movimento 5 Stelle pensa di fare campagna elettorale con bugie che, a quanto pare, sfiorano il reato», afferma la capogruppo del Pd in Campidoglio Michela Di Biase. 

Intanto, mentre non si placa la polemica tra i ragazzi del Cinema America e il comune di Roma, l'Associazione culturale Kshot, che gestisce il Kino di via Perugia, punta il dito contro il Campidoglio «che non si è messa al fianco di esperienze collettive che hanno provato negli anni la efficacia, ma che al contrario si è mossa contro di loro».

«ll Kino - si legge in una nota - è risultato primo nella graduatoria per l'assegnazione del Nuovo Cinema Aquila al Pigneto, con un punteggio, dato da una commissione esterna e indipendente, di ben 9 punti superiore al secondo classificato. Ciò che è successo poco dopo è stata l'esclusione dalla concessione del bene da parte del Comune di Roma. Il comune di Roma ha applicato retroattivamente una norma che è costata al Kino l’esclusione dalla gara per una irregolarità contributiva di 300 euro risalente a 8 giorni di contributi del 2014 per un collaboratore, debito per altro immediatamente e facilmente sanato».

«Il primo febbraio il Comune - ricorda il Kino - ha deliberato l’assegnazione per il cinema alla Cooperativa Cinema Mundi a seguito della sentenza con cui il Tar Lazio ha dato ragione a quanto sostenuto dal Roma Capitale. Escluso il Kino, quindi, per quello che è chiaramente un disguido contabile, e malgrado uno storico di oltre sei anni fatti di trasparenza e regolarità dimostrata in ogni attività. Ci dispiace soprattutto perché il progetto includeva tutte le maggiori realtà del terzo settore che si occupano di cinema a livello nazionale e internazionale per costituire un piccolo centro culturale e non semplicemente una multisala. Il cinema, invece, è stato affidato - sostiene ancora il comunicato del Kino - a coloro che si dichiarano essere i vecchi gestori a cui il bene risulta essere stato tolto per irregolarità gestionali».

«Siamo ricorsi al Tar - continua l'associazione - chiaramente non per rallentare l’apertura di un cinema (noi che il Kino lo abbiamo aperto in 54 occupandoci veramente di tutto, a partire dai lavori di ristrutturazione) ma solo perché consideriamo assurda e dannosa una decisone tanto radicale su una materia per la quale tra l’altro la giurisprudenza è divisa: proprio in questi giorni, il Tar della Lombardia ha annullato una delibera del Comune in un caso identico al nostro, per le medesime motivazioni da noi addotte. Roma Capitale ha cercato di accelerare i tempi della vicenda ogni volta fornendo una interpretazione sempre più restrittiva alle norme in esame, nel nome di una ostentata “efficienza”».

«La sensazione è di essere entrati in guerra contro la nostra volontà, contro un’amministrazione che non si è messa al fianco di esperienze collettive che hanno provato negli anni la efficacia, ma che al contrario si è mossa contro di loro dimostrato che queste esperienze a Roma hanno sempre più un valore secondario. Si è scelto di non agire in discontinuità, ma in base a una una presunta legalità fingendo, come nel Gattopardo, di cambiare tutto per non cambiare nulla. Capire la differenza tra onestà e legalità è un punto fondamentale su cui Roma Capitale dovrebbe riflettere seriamente: una differenza che è alla base dell’agire pubblico e politico, che sancisce la politica come guida, come baluardo contro l’agire indiscriminato e cieco della burocrazia. Perché tutte le azioni possono essere legali ma non è detto che tutte siano oneste! E una politica che non capisce questo agendo di conseguenza, è inutile e nociva!  Noi non ci fermiamo qui, ma abbiamo capito ancora una volta - conclude la nota - che possiamo contare solo sulle nostre forze».

 

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