In doppia fila con doppia maleducazione

In doppia fila con doppia maleducazione
di Raffaella Troili
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Mercoledì 7 Febbraio 2018, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 02:14
Belli quelli che «c’è parcheggio,
ma preferisco metterla in doppia
fila per evitare che quelli che la mettono
in doppia fila mi chiudano l’uscita»
Gondra_one

«Suonare al civico 18». Ma pensa un po’... Potrebbe sembrare una gentilezza, una forma di educazione, in realtà il foglietto lasciato semi nascosto sul cruscotto dimostra l’involuzione e la prepotenza di un personaggio tipicamente romano e per questo difficile da combattere: quello che parcheggia in doppia fila, bloccando le altre automobili civilmente posteggiate e che si attarda pure, anzi non ci pensa proprio ad affacciarsi a controllare se quel clacson è rivolto a lui, tanto ha lasciato pure le coordinate, chi deve uscire, correre al lavoro o a un appuntamento, se vuole lo andrà a cercare e lui tronfio, dopo aver con calma cercato le chiavi, non dovrà nemmeno dare spiegazioni: c’era il biglietto…. Cose che accadono tutti i giorni sotto casa o vicino agli uffici. C’è anche chi pensando così di non dar fastidio a nessuno si affianca ai secchioni dell’immondizia, impedendo, dopo varie quanto inutili strombazzate dell’operatore (chi si aspetta che passi un camion dell’Ama, del resto?), la raccolta dei rifiuti che già a Roma ha problemi anche senza sosta selvaggia. Si tratta di un’abitudine antica ma sempre più sfacciata, incivile: chi parcheggia in doppia fila o magari davanti a un cancello o un garage non accetta rimostranze, reagisce piccato, quasi avesse ragione. E se ne va sgommando, prendendosi anche l’ultima parola: «Se, se, ancora coi vigili urbani, tanto se li chiami mica vengono…».
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