Walter Veltroni: «La Raggi ci ripensi, il no al cinema in piazza un serio danno a Roma

Walter Veltroni: «La Raggi ci ripensi, il no al cinema in piazza un serio danno a Roma
di Mario Ajello
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Mercoledì 7 Febbraio 2018, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 21:04
«Al sindaco e al vice-sindaco di Roma voglio dire: interrompere l’esperienza della rassegna di film a piazza San Cosimato, nel cuore di Trastevere, sarebbe un danno molto serio». Così Walter Veltroni ha deciso di intervenire, aggiungendo la sua voce a quella di tanti attori, registi, intellettuali - da Giuseppe Tornatore a Toni Servillo, da Luigi Lo Cascio a Gabriele Mainetti l’autore di Jeeg Robot, da Sabina Ferilli a Luca Zingaretti e altri - sulla vicenda dei ragazzi del cinema America. E sul rischio che il Campidoglio chiuda o snaturi questa arena che a suo modo è diventata una sorta di rionale agorà. 

John Fitzgerald Kennedy diceva: «Non chiederti che cosa il tuo Paese può fare per te, chiediti che cosa puoi fare tu per il tuo Paese». Ed è quello che, in piccolo, a livello cittadino anche se Roma non è solo una città ma una città-mondo e una Capitale, cominciano a pensare e in certi casi a fare giovani e post-giovani volenterosi. I ragazzi del Cinema America sono da tempo in questo mood. E con successo. Veltroni ha deciso di schierarsi in loro favore. 

«Da quando non sono più sindaco - spiega Veltroni - non sono mai intervenuto nelle cose che riguardano Roma. E l’ho fatto per rispetto del lavoro delle persone che hanno responsabilità amministrativa in questa città. So quanto sia difficile fare il sindaco a Roma, anche se per me è stato l’impegno più bello della mia vita. In questo caso della rassegna di Piazza San Cosimato, però, mi permetto di suggerire un ripensamento. Contando sulla sensibilità del sindaco Raggi e sull’esperienza in campo culturale del vice-sindaco Bergamo». I quali, spinti da improvviso decisionismo che meriterebbe ben altra causa, vogliono mettere a bando la manifestazione estiva inventata dai giovani romani, oltretutto riducendo anche il numero delle serate di proiezione dei film. 

IL CIVISMO
«Ciò che hanno fatto questi ragazzi - incalza Veltroni - rappresenta una bella pagina della vita culturale della città. Per l’amore per il cinema che li ha animati e per l’amore per Roma che li ha mossi. La mia amministrazione, nel 2007, ristrutturò piazza San Cosimato. Con l’idea di fare di quel luogo uno dei centri della vita di comunità di Trastevere. Poi s’è fatto strada, lì come altrove, il degrado. Ma l’iniziativa di quei ragazzi ha restituito al quartiere l’energia e la bellezza che sono nel Dna di Trastevere. Se si interrompe questa esperienza, si fa un danno all’intera città e alla sua vita culturale». 

Il paradosso è che Roma si voglia privare di un’idea che le viene invidiata nel resto d’Italia. Da Napoli, da Fiumicino, ieri anche da Bari, fioccano le richieste di poter ospitare l’arena America. Osserva Veltroni: «Non costa nulla questa rassegna, combatte il degrado, è espressione del protagonismo dei giovani, di cui questa città ha un grande bisogno. E’ del tutto naturale che l’amministrazione possa valutare l’opportunità di affidare, senza costi, l’uso di una piazza per un progetto culturale già insediato e sperimentato, che ritiene essere vitale per la città stessa. Da questo punto di vista, io mi auguro il ripensamento del quale parlavo». 
La questione dell’arena America va anche oltre il caso specifico. Tocca un tema più generale, che è quello di come ci si può rendere utili, in autonomia rispetto alle istituzioni ma nel dialogo con le istituzioni, con idee al servizio dei cittadini.

LO SCHEMA KENNEDY
E vale la pena citare a questo proposito - che rientra nello schema Kennedy di cui sopra - iniziative come quella di un gruppo di docenti di architettura, Paolo Valerio Mosco, Marco Pietrolucci, Eleonora Carrano. I quali hanno creato una comunity per la creazione di una biblioteca su Roma moderna - con dentro tutto ciò che è stato fatto e scritto dal 1870 a oggi - e hanno deciso di battersi perché questa idea venga sposata anche dal Campidoglio. Ed è solo un esempio. «Un’esperienza come quella dei ragazzi di Trastevere - conclude Veltroni - è integrativa rispetto all’attività istituzionale. La cultura non può essere fatta soltanto dai soggetti politico-amministrativi. E se in genere è giusto fare i bandi per rassegne cinematografiche e altri eventi, al tempo stesso l’amministrazione non può impedirsi di salvaguardare proposte culturali che ritiene essere essenziali per questa città». 

IL RAPTUS
Walter si ferma qui. Ma il suo discorso potrebbe essere continuato. Parlando di una Capitale che avrebbe bisogno di accendere lo schermo dei propri successi, rivendicandoli con orgoglio, e di premiare le idee meritevoli. E invece viene presa da un impeto di decisionismo destruens, che la rende più piccola e spenta. 
 
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