Campo Felice, «I due amici uccisi dalla slavina sciavano insieme da 20 anni»

Campo Felice, «I due amici uccisi dalla slavina sciavano insieme da 20 anni»
di Camilla Mozzetti
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Lunedì 5 Febbraio 2018, 10:54 - Ultimo aggiornamento: 23:08

Si erano rinnovati l'appuntamento soltanto qualche giorno fa: tornare a Campo Felice nel weekend e sfruttare al meglio il tempo libero sulle piste da sci. Succedeva ormai quasi ogni fine settimana da vent'anni a questa parte. Appena l'inverno portava la neve sugli impianti abruzzesi, aprendo le piste, si partiva da Roma. Bastava un messaggio su WhatsApp per mettersi d'accordo e in un baleno erano pronti a indossare le tute e gli scarponi e trasferirsi nella casa che uno dei tre aveva a Rocca di Mezzo. Massimo Urbani, Massimo Franzè e Amerigo Guerrazzi, legati da un'amicizia tanto solida quanto antica, nata tra le aule dell'università Sapienza, ieri sono stati travolti da una slavina su un fuori pista a Campo Felice. Un blocco di neve, staccandosi da una parete, li ha travolti spingendoli a valle per oltre 150 metri. Due di loro Urbani e Franzè, di 57 e 55 anni sono morti, mentre Amerigo Guerrazzi (58 anni) è stato trasportato in codice rosso all'ospedale de L'Aquila. Salvo per miracolo soltanto perché era più a monte rispetto ai suoi amici quando la slavina li ha trascinati via. «Quello che è successo è una tragedia». Claudia, la suocera di Urbani, risponde al telefono tra le lacrime. Suo genero «non meritava di morire così». Massimo è il marito di Paola, una delle sue figlie. Tutta la famiglia è partita alla volta di Campo Felice. A Roma restano alcuni parenti, dilaniati dal dolore, e gli amici che non riescono a dare una forma a una tragedia inspiegabile.

LE FAMIGLIE
«Un uomo come lui non si meritava questo», ricorda Francesco Cardellini che con Massimo ha condiviso alcuni anni di lavoro all'Enea, l'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie. «Conosco molto bene la moglie Paola e la sorella Chiara, perché la mamma viveva in questo palazzo fino a poco tempo fa prosegue l'uomo, nel cortile di un condominio sulla Cassia e Massimo l'ho conosciuto a lavoro, era una persona fuori dal comune, perché restava al di sopra e lontano dalle polemiche, dalle scaramucce, un uomo che amava la vita». Padre di due figli, Elena e Federico (medaglia di bronzo nel 2016 ai Campionati del Mondo Assoluti di discesa in canoa a Banja Luka, in Bosnia con il Canottieri Aniene), Urbani si occupava di formazione nella Pubblica amministrazione. Dopo l'esperienza all'Enea ha lavorato per alcuni anni per la Consob fino ad aprire un proprio studio. Distrutte le famiglie degli altri due amici, entrambi imprenditori. Sono tutti a Campo Felice.

L'AMICO COMUNE
«Siamo tutti amici da 25 anni, in estate andiamo a pesca in barca», racconta Fabrizio Restante, sciatore anche lui che ieri si è salvato dall'incidente per pura fortuna: è arrivato all'impianto di risalita quando i suoi compagni erano già partiti. «Franzè e Urbani erano uomini veri, sinceri, gentili, tutti i weekend con un gruppo di altri 50 ci ritrovavamo sulle piste, loro erano lì già da sabato, avevano dormito a Rocca di Mezzo, io non potendo andare continua Restante sono arrivato ieri poco dopo che la slavina era caduta intorno alle nove ma non ho incontrato subito i miei amici». Poi la notizia, terribile. «Li ho chiamati ai cellulari ma non rispondevano. L'allarme è stato dato da un nostro amico comune che si trovava sotto, era sceso dalla pista segnalata e aveva visto la slavina cadere ma non gli altri. Quindi ha chiamato la stazione e conclude Restante i soccorsi sono stati rapidissimi. Hanno trovato subito Amerigo che si è salvato. Poi dopo una mezz'ora il secondo, Massimo Franzè, che era già morto e per ultimo Massimo Urbani. Grazie anche ai cani, ma purtroppo era esanime anche lui. La valanga li ha spinti con violenza dentro il bosco e sono morti per il tremendo impatto con gli alberi». Non si poteva fare più nulla.

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