Cinema America, Carocci: «Siamo pronti ad andare via da Roma. I permessi dell'arena? Ecco la verità»

Cinema America, Carocci: «Siamo pronti ad andare via da Roma. I permessi dell'arena? Ecco la verità»
di Marco Pasqua
5 Minuti di Lettura
Domenica 4 Febbraio 2018, 09:42 - Ultimo aggiornamento: 8 Febbraio, 19:33

Valerio Carocci, leader del Cinema America. Fiumicino, Ciampino e Napoli vi “aprono” le loro piazze. Andrete via da Roma?
«Da romani, cresciuti nella periferia di questa città, non potevamo prevedere epilogo peggiore e doloroso di questo, è come se ci avessero levato un bambino di quasi quattro anni. Tuttavia pare che questa città non sia in grado nemmeno di raccogliere le proposte creative dei giovani, quindi questa settimana andremo ad incontrare i tre sindaci, che ringraziamo di cuore per le proposte».

Il vice-sindaco, da quest’anno, vuole assegnare la piazza tramite un bando. Come avete ottenuto la piazza, negli anni passati?
«Nel 2015, 2016 e 2017 l’area è stata rilasciata sulla base dell’articolo 3 della deliberazione n.48 del 2009 di Roma Capitale, ovvero stante il riconoscimento di “Interesse primario” dell’amministrazione affinché venisse svolta la manifestazione. Questo è possibile perché la nostra manifestazione, a differenza di altre arene come quella di Piazza Vittorio, è ad ingresso gratuito per il pubblico e perché, inoltre, la nostra associazione è “non a scopo di lucro”».

Nel 2016, fu il Prefetto Paolo Tronca, in qualità di commissario straordinario, a darvi in concessione la piazza.
«Sì, con nota 32990 del 2016, il direttore del Gabinetto del Commissario Straordinario riconobbe l’alta valenza culturale e sociale dell’iniziativa e l’area fu concessa gratuitamente all’associazione “Piccolo Cinema America”, senza nemmeno passare per il Municipio».

Chi firmò questi documenti per il Prefetto Paolo Tronca?
«Il dottor Paciello, ovvero il Direttore del Gabinetto del commissario straordinario».

Sbaglio o è lo stesso direttore del Gabinetto della Raggi che vi ha negato formalmente l’area nel 2017 e quest’anno?
«Esattamente».

Ma la prima volta che avete organizzato quattro anni fa l’iniziativa, conoscevate già questo processo amministrativo per la concessione delle piazze?
«Assolutamente no: ricevemmo una telefonata da Emiliano Paoletti, attuale capo di segreteria di Luca Bergamo, che allora lavorava per Giovanna Marinelli: ci spiegò come richiedere ed organizzare la manifestazione nella legalità. Fu lui a spiegarci il valore dell’articolo 3 della delibera 48 del 2009 ed a collaudare la concessione sulla base della delibera del Municipio I, che ne riconosceva per primo “l’alto valore culturale”».

Ma quindi, dal punto di vista amministrativo, non avete mai avuto problemi?
«No, la questione è solamente politica e di riconoscimento o meno della rilevanza per la cittadinanza dell’iniziativa. Secondo il vice sindaco evidentemente lo sono solamente le iniziative che passano attraverso un bando del Comune e di cui poter domani anche rivendicare la paternità. Come stanno facendo per il Troisi, che abbiamo regolarizzato noi e che ora sbandierano come trofeo nei comunicati». 

Il vice-sindaco, Luca Bergamo, dice che l’ha bloccata su Facebook e Whatsapp dopo che lei lo ha insultato.
«Non ho mai insultato Bergamo. Lo scorso giugno, quando Roma Capitale negò la piazza a 6 giorni dall’inizio dell’evento, mi chiamò chiedendomi di non attaccarlo sulla stampa per tre giorni, così da dargli il tempo di risolvere quella situazione di cui “non sapeva nulla”. Trascorse quelle giornate scoprii di essere stato bloccato e non mi rispose più. Nemmeno a 14 anni io ho bloccato qualcuno su fb e whatsapp, ma dove siamo finiti? Poteva chiamarmi e dirmi “non ci sono riuscito, non posso aiutarvi”. Invece non ha avuto la forza di ammetterlo di fronte ad un gruppo di ventidue ragazzi».

Vuole dire qualcosa a Luca Bergamo?
«Che noi, noi ragazzi, da volontari, paghiamo giochi elettorali, piccole e personali vendette».

Avete mai invitato la Sindaca Raggi ai vostri eventi?
«Sì, dopo un po' che era stata eletta la invitammo alla serata sulla Scalea del Tamburino in omaggio a Sergio Leone: non ci ha nemmeno risposto. Ci riprovammo anche una seconda volta, ma niente».

Torniamo a San Cosimato: com'era prima del cinema America?
«San Cosimato era la piazza più degradata del centro storico, nessuno voleva farci iniziative. Non era considerata di prestigio ed infatti non era mai stata inserita nel bando dell’Estate Romana.  Noi la scegliemmo, sia perché era vicina dal Cinema America, che perché appunto preferivamo averla direttamente e subito, senza tutte le problematiche dei bandi, anziché averla dopo e con i soldi. Ora che l’abbiamo resa famosa in tutto il mondo, è finita in prima pagina sul New York Times e che ha un pubblico di 90.000 persone, l’amministrazione comunale la rivuole far propria.

Non volete partecipare al bando per paura di perdere?
«Assolutamente no, salvo scherzi nella stesura del bando, noi siamo sicuri di vincere. Ripeto è una questione politica: È un potere discrezionale del comune, sancito dal suo stesso regolamento, concederla o no, nulla cambia se è inserita o no nel bando dell’estate romana. Se dobbiamo perdere tempo a fare bandi anche per le concessioni delle OSP per eventi gratuiti, noi non ci stiamo, ce ne andiamo in un’altra città. La vita è breve, io ho già 26 anni, quello che sappiamo fare lo abbiamo già dimostrato e non si vedeva dai temi di Nicolini una cosa così».

Cosa prova a sapere che l’arena di San Cosimato sarà messa a bando?
«È come se ci avessero levato dalle braccia un figlio di quasi quattro anni che avevamo cresciuto con amore, fatica ed enormi rinunce.

Ci hanno rubato quanto di più prezioso al mondo: una nostra idea».

© RIPRODUZIONE RISERVATA