Il cardinale Zen accusa Papa Francesco: «Sta svendendo la Chiesa in Cina»

Il cardinale Zen accusa Papa Francesco: «Sta svendendo la Chiesa in Cina»
di Franca Giansoldati
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Lunedì 29 Gennaio 2018, 16:49 - Ultimo aggiornamento: 30 Gennaio, 10:42
Città del Vaticano – Il cardinale Joseph Zen, arcivescovo emerito di Hong Kong, 86 anni compiuti ma ancora vispo, un osso duro per la strategia di Papa Bergoglio in Cina dove punta a trovare un accordo sulle nomine episcopali con il governo di Pechino, ha tirato fuori l’artiglieria pesante e ha fatto fuoco: «Il Vaticano sta svendendo la Chiesa cattolica in Cina». Stamattina il cardinale Zen è stato a colloquio con Francesco a Santa Marta. Un incontro che, ha raccontato Zen sul suo sito, è stato sollecitato dal pontefice una decina di giorni fa. Al centro della riflessione comune c'era il cammino che il Vaticano ha intrapreso per normalizzare i rapporti con i cinesi. Da quando Mao ha preso il potere le relazioni diplomatiche si sono interrotte e da allora è calato il silenzio, costellato ciclicamente da problemi di varia natura, comprese le persecuzioni contro la cosiddetta Chiesa clandestina che non fa a capo al governo ma alla Santa Sede. Negli ultimi dieci anni la Cina ha fatto passi da gigante in tutti i settori, il governo ha iniziato a rapportarsi in modo meno intollerante con i cattolici cinesi che, a loro volta, si sono lentamente rasserenati. Papa Bergoglio da quando è salito sul Soglio di Pietro punta ad appianare la strada per un orizzonte comune fatto di collaborazione e prospettive meno asfittiche. La Cina resta pur sempre il più grande serbatoio d’anime da evangelizzare del pianeta.

Il cardinale Zen da tempo si oppone alla strategia di Papa Bergoglio ritenuta eccessivamente indulgente nei confronti della Chiesa Patriottica e del partito comunista. Difficile, a suo dire, dimenticare il passato, le difficoltà patite, la mancanza di fiducia nei confronti dei vertici del governo comunista. Ne sanno qualcosa i tanti preti e vescovi che sono sti sottoposti alla restrizione della libertà, se non ai lavori forzati.

Papa Francesco in questi cinque anni di pontificato ha lanciato messaggi rassicuranti, attestati di stima all’impero celeste e al Presidente Xi. Sono iniziati dei rapporti diplomatici dietro le quinte, con emissari vaticani inviati a Pechino per trovare una composizione al grande nodo delle nomine episcopali: il governo cinese vuole avere l’ultima parola. Nel frattempo il Vaticano ha dato vita alla diplomazia dell’arte, mettendo in campo anche i musei vaticani con prestiti e scambi di alto valore culturale. Ma la strada resta accidentata e ancora in salita. Il cardinale Zen lo dice chiaro e tondo. «Se sono io un ostacolo a questo brutto scambio allora sono felice di essere un ostacolo». La goccia che ha fatto traboccare il vaso e fatto perdere la pazienza al cardinale Zen sembra sia stata la sostituzione di un altro vescovo. Al posto del vescovo cinese (appartenente alla Chiesa sotterranea) è stato individuato un vescovo più giovane e rampante, funzionale al governo. L’arrivo a Roma di Zen resta il sintomo di un cammino faticoso destinato a non esaurirsi a breve.
 
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