Clan Spada, la guerra di Ostia: le intercettazioni e l'agguato a "Romoletto"

Un frame del tentato omicidio di Carmine Spada
di Alessia Marani
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Domenica 28 Gennaio 2018, 09:23 - Ultimo aggiornamento: 30 Gennaio, 10:39

Cinque episodi chiave dell'inchiesta Eclissi della Dda che ha azzerato il clan Spada a Ostia, vengono raccontati dalle intercettazioni e dai video ripresi dai migliori uomini di Squadra Mobile e Arma in due anni di indagini sotto copertura sul mare di Roma.

Ci sono l'agguato del 4 novembre del 2016 teso al boss Carmine "Romoletto" Spada davanti alla Tamoil di via dell'Idroscalo. Il primo dei due tentati omicidi (ci riproveranno qualche giorno più tardi sotto la casa in via di Santa Barbara) subiti dal 55enne d'origine sinti. La dinamica è uguale a quella di tanti altri attentati che hanno seminato morti ammazzati e gambizzati sul litorale dagli anni '90 in poi: due sicari a bordo di una moto, caschi integrali calati sui volti, si parano davanti a Romoletto. Il passeggero scende rapidamente e gli si avvicina correndo, punta la pistola  e spara tre colpi che i poliziotti sentono in diretta dalla cimice piazzata nell'auto di Sandrone l'amico che è con il boss. Romoletto è svelto, fa in tempo a ripararsi dietro la sua Swift bianca. Ed è fortunato: la pistola del sicario si inceppa. Il killer torna indietro, sale sulla moto e insieme al complice si dilegua.
 


Dopo il secondo attentato, però, il boss e i suoi sodali cominciano ad adottare delle precauzioni. Il gruppo teme nuove imboscate, così ogni volta che Romoletto esce di casa viene posta in atto una specifica procedura di "bonifica" del territorio con due macchine che arrivano presso la sua abitazione e lo avvisano di uscire solo quando sono sicuri che non c'è pericolo. In quel periodo il boss arriva a meditare di lasciare Ostia, suo fratello gli dice: "E' meglio che vai in galera pittosto che essere ammazzato". Entrambi gli agguati non sono mai stati denunciati alla polizia. 

Il rapporto "malato" tra alcuni imprenditori del litorale e il clan di piazza Gasparri emerge dall'intercettazione del dialogo avvenuto il 16 ottobre del 2015 tra Roberto Grande, uno dei soci del chiosco bar The One, poi Bahia, e un albanese che lui sta accompagnando in auto in un emblematico tour del quartiere generale "di quelli che comandano a Ostia". Un itinerario noir in cui indica i luoghi di potere e le strade dei delitti più efferati, come quello dei "padrini" spodestati Giovanni Galleoni "Baficchio" e Franco Antonini "Sorcanera" uccisi nel novembre 2011 in via Forni. L'imprenditore dà anche una sua personale versione circa uno degli omicidi eccellenti rimasti insoluti sul litorale, quello di Paolo "Paoletto" Frau, amico fraterno del defunto boss della Magliana Danilo Abbruciati. "Vedi dove ce l'ho? Vicino ce l'ho.. e lui ha ammazzato sti due qua (Galleoni e Antonini) che otto anni fa, sette anni fa, hanno ammazzato uno della Banda della Magliana (Paolo Frau) che era il capo di Ostia". 

Una delle principali fonti di potere e ricchezza del clan Spada è dato dall'usura. L'11 dicembre 2015 un usurato contatta Fabrizio Rutilo comunicandogli di non essere in grado di restituirgli il denaro, chidendo una dilazione fino a Natale. La reazione di Rutilo è furiosa. "Domani tu devi veni' a Ostia, se no io pijo le tenaglie e ti strappo i denti".

La vigilia di Natale del 2016 avviene una conversazione tra Claudio Galatioto e Carmine Spada il quale parlando delle macchinette slot sotto il loro controllo ribadisce che i soldi delle stesse sono i suoi e che se ci dovesse essere qualche problema,al getsore delle slot gli staccherebbe la testa. Evidentemente, secondo gli inquirenti, l'affermazione che "pure quegli altri sono soldi suoi" è legata al controllo che la sua organizzazione esercita sulle macchinette installate negli esercizi commerciali. delle quali l'uomo di cui parlano ha la gestione tecnica.

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