Roma, il cinema Alcazar diventa discoteca: l'ira del ministero

Roma, il cinema Alcazar diventa discoteca: l'ira del ministero
di Laura Larcan
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Martedì 2 Gennaio 2018, 18:12 - Ultimo aggiornamento: 18:34
Si fa presto a dire cinema, quando si balla fino alle 5 del mattino disturbando la quiete pubblica, quando la balconata diventa un bistrot no-stop dove si somministrano bevande dal brunch all’alba, le canne fumarie vengono montate senza permessi, le poltrone della platea vengono smontate per far posto ad una consolle da dj, e si proietta qualche film a settimana. E’ la strana parabola del Cinema Alcazar a Trastevere, in via Cardinale Merry del Val che come scrive il Soprintendente di Roma Francesco Prosperetti «è tra i più antichi cinema romani la cui attività culturale è stata strettamente correlata alla vita sociale del rione Trastevere». Già, vita culturale questa sconosciuta. Proprio gli uffici del ministero dei Beni culturali avrebbero bacchettato questo nuovo corso della sala passata sotto l’ala della società Garuda srl che un anno fa prendeva in locazione l’edificio «col sogno di riaccendere il proiettore» dopo la tragica chiusura. Peccato che il «mantenimento della originaria destinazione d’uso a sala cinematografica», come raccomandava la Soprintendenza (nel parere del 15 giugno), sia stato poco onorato. Tant’è che Prosperetti, come spiegano dagli uffici del San Michele, poco prima di Natale, ha inviato una lettera alle forze dell’ordine sollecitando controlli all’Alcazar su eventuali lavori edilizi e sul rispetto della destinazione d’uso. Lettera decisa, spiegano, dopo fior di proteste arrivate copiose dai residenti. Ed è solo l’ultimo di una serie di interventi statali, visto che il 14 dicembre partiva dalla Soprintendenza una missiva indirizzata al I Municipio e alla Polizia municipale, in cui si chiede «di effettuare con la massima urgenza gli accertamenti tecnici». 

LE PROTESTE
L’intervento della Soprintendenza risponde, infatti, alle segnalazioni piovute dall’associazione Progetto Trastevere guidata dall’architetto Guido Hermanin che da marzo ad oggi ha seguito la rocambolesca seconda vita dell’Alcazar, non solo sul fronte di interventi edilizi «senza parere», ma anche sugli orari delle attività di pubblico spettacolo. Si badi bene, cinema e teatri per “sopravvivere” hanno ricevuto normativamente la possibilità di effettuare somministrazione al fianco di attività culturale. Ma il Live Alcazar, che oggi si prepara alla festa di capodanno (fino alle 5) sembrerebbe allargarsi. «La licenza di pubblico spettacolo consente attività dalle 15 alle 2, mentre ogni loro evento finisce tra le 4 e le 5 - denuncia Hermanin - Anche l’attività di somministrazione viene svolta fino alle 5, ma a palco spento». Il I Municipio si è già mosso con le segnalazioni alla Polizia. Ma a detta di Hermanin, nessun intervento. Rocambolesca è anche la parabola della licenza: il titolare dell’Alcazar infatti racconta di aver venduto la licenza del bar Baylon che gestiva da otto anni per finanziare «il canone d’affitto e le spese di ristrutturazione». E riesce però a «utilizzare la licenza di pubblico spettacolo per ottenere nuovamente, gratis, anche la licenza di somministrazione che aveva già venduto - dice Hermanin - Il tutto nel Municipio I dove le licenze sono bloccate ed una può costare anche un milione di euro». Davvero strano il caso dell’Alcazar.

LA REPLICA
«Abbiamo rilevato un cinema chiuso per farne uno spazio polifunzionale apprezzato sia dal pubblico che dagli artisti», dicono Luca Carinici e Imelda Lapardhaja del Live Alcazar. E aggiungono: «C’è una programmazione settimanale, con anteprime, musica internazionale e chiusura alle 2. La somministrazione ha una superficie coerente con la regola tecnica del I Municipio, ed è attiva solo durante gli spettacoli dal vivo e cinema. La sovrintendenza considera le opere realizzate compatibili con le caratteristiche e i valori identitari del contesto storico di inserimento».
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