M5S, monta la protesta degli attivisti per la nuova associazione guidata da Di Maio. In rete si organizza la «ResistenzaM5S»

Il rifiuto della nuova associazione
di Stefania Piras
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Martedì 2 Gennaio 2018, 13:13 - Ultimo aggiornamento: 19:35
«Chi esce non può cacciare chi resta». In una frase Andrea Tosatto sintetizza tutto in malessere di questi giorni andato in scena da nord a sud (sabato pomeriggio si è tenuta un'assemblea infuocata del meetup di Napoli dove il neonato partito M5S è stato molto contestato). Tosatto è un attivista storico di Genova, colui che compose l'inno della festa di partito Italia Cinque Stelle a Imola, nonché autore delle hit grilline come «Finché c’è Currò»  e «Cosa resterà di questi euro 80». Tosatto, in polemica con la trasformazione in atto del Movimento, rappresenta il sentimento di buona parte del popolo M5S che si trova davanti a un bivio: restare nella vecchia associazione M5S presieduta da Beppe Grillo o migrare forzatamente nella nuova costituita a Roma, di cui Luigi Di Maio è capo politico e tesoriere e Grillo garante, l'unica che a quanto si legge nelle clausole di migrazione permette di continuare a partecipare, votare e soprattutto candidarsi con il M5S. 

Ma non sono tutti entusiasti di lasciare il vecchio per il nuovo e in rete si sta organizzando la "ResistenzaM5S" ovvero il rifiuto di abbandonare la vecchia associazione in nome dei principi della Carta di Firenze, un documento politico nel 2009. Scrive Tosatto a caratteri cubitali: «Noi eravamo, siamo e rimarremo attivisti Cinque Stelle. Ci riconosciamo pienamamente nei valori, negli ideali e negli obbiettivi della vecchia associazione». E sottolinea: «Da lì non intendiamo muoverci e nessuno può sbatterci immotivatamente fuori casa. Siamo grillini della prima ora che hanno dedicato anni della propria vita al sogno di Gianroberto Casaleggio».

E poi la stoccata finale: «Come disse Beppe Grillo, se qualcuno vuole farsi un partito suo è libero di farselo.
Qualcuno lo sta facendo e noi ne prendiamo atto. Se chi esce condividerà le nostre battaglie, avrà il nostro supporto e con lui ci uniremo su singoli temi - perché dice ribadendo un principio storico - Il Movimento 5 stelle non fa alleanze con nessuno. Noi non ne faremo. A riveder le stelle». 

Rischio flop di nuove iscrizioni? In realtà un crollo verticale degli iscritti per la nuova associazione può anche non  rappresentare davvero un problema ma un passo più spedito verso una voluta formattazione del M5S che così si ritroverebbe una struttura più leggera e soprattutto composta da fedelissimi (solo iscrivendosi alla nuova associazione ci si può candidare) e persone che accettano la trasformazione senza dissentire. 

Questo malessere è perfettamente rispecchiato anche a livello parlamentare. La deputata palermitana Giulia Di Vita, corrente ortodossa fedele ai principi originari, non si ricandiderà. Con i suoi elettori, sui social, si sfoga così: «Il m5s ha cominciato a mutare già almeno un paio di anni fa, abbiamo tentato di capire, agire, condividere e gestire questi primi segnali noi da dentro ma non ci siamo riusciti e ormai la strada scelta é questa». Ora che non ritenterà la corsa per il Parlamento scrive con molta franchezza che non si riconosce nel nuovo M5S. Di Vita non si ricandida anche perché non può ricandidarsi con il nuovo M5S: nella nuova associazione non possono nemmeno entrare quelli che sono stati sanzionati, e lei lo è stata per l'indagine sulle firme elettorali ricopiate a Palermo, o hanno un contenzioso aperto con il (vecchio) M5S.  Per fare un esempio pratico, come la deputata uscente Di Vita, anche la consigliera capitolina Cristina Grancio eletta in campidoglio con il M5S non può più iscriversi al nuovo M5S perché sanzionata in precedenza. Questo per far capire a quanti ricorsi potenziali si presta la nuova creatura nata a Roma in via Nomentana che entra così in competizione diretta con l’associazione primigenia, l’unica che ha potuto finora concedere il simbolo per candidarsi. Di Vita denuncia la fretta apocalittica con la quale tutto sta cambiando per poter sperare di governare: «Il M5S poco tempo fa ha deciso di abbandonare il progetto originario, forse utopico o forse troppo lento, in nome di un ipotetico e indefinito bene superiore». E poi denuncia la "massa di tifosi" allevata sistematicamente dal M5S: «Ricordo che tempo fa mi sforzavo, quasi sola nel deserto più assoluto, di proporre nella mia pagina Facebook, quindi assolutamente nel mio piccolo, contenuti un po’ più complessi del semplice slogan populistico con la faccia di qualche politico straodiato da mezza Italia, anche a costo di vedere pochi like e condivisioni - racconta - Un giorno uno dei nostri collaboratori che si occupano di comunicazione mi disse che era uno spreco per una pagina come la mia, che aveva inspiegabilmente (!) tanto seguito, promuovere questi post semi lunghi, con dei ragionamenti su cui riflettere per più di un paio di secondi, su argomenti non da “mainstream”, accompagnati alle volte addirittura da grafici da capire». E prosegue ricordando la strategia comunicativa che le fu caldeggiata: «Mi disse che stavo perdendo terreno e mi mostrò come avrei dovuto fare: prese uno di questi post, ne tagliò oltre tre quarti, mise una immagine molto basic ma che non c’entrava assolutamente nulla col tema che stavo trattando, scrisse un titolo breve con caratteri enormi e mi propose di ripubblicarlo così e vedere la montagna di like che ne sarebbe derivata. Iniziò così una interessante conversazione. Io mi rifiutai nella maniera più assoluta pur riconoscendo che sicuramente avrei avuto maggiore consenso, ma non era quello il mio obiettivo». 

Poi la riflessione finale: «Mi rendevo conto che stavamo allevando una massa di sostenitori di bassa qualità, non vedevo più le menti critiche e curiose a cui mi ero abituata dal primo V-Day e con cui discutevo appassionatamente sui meetup e ai banchetti. Questa cosa mi faceva abbastanza paura». 
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