Bilancio a rischio/ Un vecchio rito aggrava-debito

di Oscar Giannino
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Sabato 23 Dicembre 2017, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 00:06
Naturalmente, la giunta Raggi sostiene che lo scatto di anzianità concesso ieri ai dipendenti comunali era dovuto. La giunta Raggi sostiene inoltre che era giusto. Fatto sta che non ce n’era stato uno dal 2009, visto che era scattata allora la gestione commissariale separata del debito capitolino, concessa dal governo di centrodestra al sindaco Alemanno per 18 miliardi di euro. 

E la domanda allora diventa: era opportuno, concedere questo scatto? La gestione commissariale è infatti ancora in corso, e in 9 anni il monte debiti che la Capitale ha avuto la facoltà di separare dal suo bilancio ordinario è intanto sceso a 12 miliardi e rotti, grazie alle rate di ammortamento annuale divise tra bilancio del Campidoglio e tutti i contribuenti italiani, e per effetto delle operazioni di recupero crediti messe in atto. Ma non è che nel frattempo il bilancio della Capitale sia stato pienamente risanato, tanto da far faville. 

Secondo l’ultima delle sette note di variazioni al bilancio preventivo 2017-2019, approvata a fine novembre in Campidoglio, in termini di competenza il totale delle entrate previste per il 2017 comprese le partite finanziarie ammonta a 12,247 miliardi di euro, ma quello della spesa è di 12,456 miliardi. E solo grazie alla stima dei residui utilizzabili in termini di cassa le entrate totali previste passano a 15,380 miliardi, rispetto a 15,170 miliardi di uscite. Al netto delle partite finanziarie, il bilancio “vero” previsionale dovuto alle decisioni della politica prevedeva a fine novembre entrate di competenza 2017 stimate in 4,9 miliardi, e spese totali in 5,3 miliardi. In mezzo a queste cifre ballerine resta aperto l’enorme problema della mancata riconciliazione del dare-avere esigibile netto del Comune, rispetto al monte incrociato crediti-debiti tra Campidoglio e la scassatissima Atac, ora in concordato preventivo di continuità, e l’Ama. Motivo per il quale l’Oref, l’organo tecnico di controllo sul bilancio capitolino, negò inizialmente a fine settembre il suo parere favorevole al bilancio consolidato del 2016 presentato dalla giunta Raggi.

Queste poche cifre dovrebbero chiaramente far intendere che no, la finanza capitolina non risulta aver imboccato la via dell’El Dorado. Ogni nota di variazione al bilancio ripete ritualmente che l’incertezza dei saldi finali deriva dalla necessità di continui accantonamenti al fondo passività potenziali a causa dell’inattendibilità delle previsioni degli Uffici, per via anche della continua ingente emersione di vecchi e nuovi debiti fuori bilancio, e del conseguente prodursi di nuovi rilievi da parte del Mef. Ragion per cui - con tutto il rispetto per i dipendenti capitolini - ci sarebbero state, ancora ed eccome, tutte le ragioni per soprassedere allo scatto che gonfia ulteriormente la spesa corrente, rispetto agli investimenti che non bastano alle esigenze di riqualificazione e rilancio della Capitale.

Al contrario, in un solo giorno di lavoro la commissione di 5 dirigenti capitolini, incaricati di vagliare le 15790 mila domande di avanzamento presentate dai dipendenti non dirigenti, ha assunto tutte le decisioni del caso. In un solo giorno hanno fatto la verifica dei requisiti, chiesto eventuali chiarimenti, e dato il via libera. Una media di pochi secondi a caso: chiunque creda sia un tempo adeguato può credere anche a Babbo Natale. Solo 17 domande sono state respinte, visto che la residua differenza di 315 unità rispetto alle domande presentate riguarda agenti della polizia municipale in attesa di un giudizio della Cassazione sul loro inquadramento, e sono comunque già una posizione apicale. Il 70% degli oltre 15 mila promossi incasserà lo scatto come arretrato dovuto da ottobre, gli altri e a febbraio prossimo. 

Se i numeri non deponevano a favore della decisione, a che cosa si deve, allora? Siamo realisti: ha tutta l’aria di essere una decisione politica. Le elezioni politiche sono imminenti, ed è un segnale preciso ai dipendenti e ai sindacati capitolini. Ricordatevi di chi è vostro amico, sembra proprio il messaggio. Una vecchia tecnica del ciclo di spesa elettorale: tipica di decenni di governo dei vecchi partiti, ma evidentemente non sgradita né ignota a chi tanto li critica, dichiarando di rappresentare rispetto a loro una svolta epocale. Da decisioni così, non si direbbe proprio. 
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