Pd, basta toghe in lista. E con FI spunta Pollari

Pd, basta toghe in lista. E con FI spunta Pollari
di Nino Bertoloni Meli
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Sabato 16 Dicembre 2017, 10:28 - Ultimo aggiornamento: 19:07
C'era una volta il partito dei giudici. Compatto, potente, temibile, affollato, una vera e propria falange schierata per lo più, se non esclusivamente, a sinistra e che alle elezioni correva sotto le insegne della sinistra. Di questo partito, nel Pd si sono perse le tracce. «Non siamo più il partito delle toghe», ama ripetere Matteo Renzi.

POCHE RICONFERME
Se una volta le liste elettorali erano ingolfate di giudici e affini, a questo giro si fa fatica a individuarne, e nel caso si tratta di qualche sparuta riconferma più che di una corsa al reclutamento. E dunque: l'unico, forse, magistrato presente nelle liste dem sarà una magistrata, per la precisione Donatella Ferranti, capogruppo uscente in commissione Giustizia dove, a detta di tutti, ha ben operato e la sua riproposizione è più per meriti politici sul campo che per aver indossato la toga. Un altro togato in odore di riconferma è Stefano Dambruoso, uscente anche lui, ma entrato in Parlamento non con il Pd ma con Scelta civica e di una sua ricandidatura si parla come alleato del Pd, nella lista centrista che dovrebbe vedere la luce a breve. Al momento non si ha notizia di altri magistrati o ex tali in corsa con Pd o con centrosinistra. Punto.

Il personaggio più illustre della partita, Anna Finocchiaro, ha già detto da tempo che con questa legislatura ha chiuso la sua esperienza parlamentare. Una volta era diverso, molto diverso. Con Violante e con Finocchiaro a fare da portabandiera, sono entrati in Parlamento togati come Imposimato, Bertone, Maritati, D'Ambrosio, Ayala; Veltroni leader, volle Elena Paciotti capolista alle Europee; e poi c'è la vicenda di Michele Emiliano, togato regionale. In illo tempore ci fu anche la vicenda di Antonio Di Pietro, che D'Alema, lui garantista da sempre, volle in corsa nel Mugello, collegio che vinse per l'Ulivo, poi ripreso e ripresentato da Veltroni alle politiche del 2008, momento dal quale però declina l'astro del Tonino nazionale. Il quale Di Pietro adesso sta tentando il gran rientro. Dove? Con chi? Con Pietro Grasso e i suoi Liberiuguali, se è vero che l'altro giorno i due si sono incontrati (è seguita smentita, con conferma) e se è vero che al seguito del presidente uscente del Senato sembrerebbe ricomporsi un neo partito dei giudici, tanto che qualcuno ha accarezzato l'idea, un sogno probabilmente, se non un gioco, di schierare Peppino Ayala a Palermo contro Grasso.

La scelta di Grasso leader ha già provocato dissensi se non prese di distanza: «Un magistrato capo di questa nuova aggregazione della sinistra fa venire l'orticaria», ha detto senza giri di parole Peppino Caldarola, dalemiano direttore di Italianieuropei. Di Di Pietro si dice da tempo che si è avvicinato a Bersani, ora a Grasso, e dovrebbe stare in lista. Ma il nome forte in materia che Grasso punta a schierare è quello di Franco Roberti, da metà novembre non più capo dell'Antimafia, e che da pensionato intraprenderebbe la carriera politica. In quota Mdp (e quindi Grasso) ci sarebbe l'uscente Lo Moro, che però non si ricandiderebbe, così come in forse viene dato Felice Casson.

FRATELLI D'ARTE
Non togato, ma fratello di togato, è Claudio De Magistris, per la cui candidatura con Leu si è speso il sindaco di Napoli, Luigi, che già a suo tempo si prese il nomignolo scherzoso di «Gigi a paghetta» per il gran da fare che si era dato per trovare uno stipendio al consanguineo. Non sarà della partita di Grasso Antonio Ingroia, che ritenta l'avventura politica assieme a Giulietto Chiesa con una Lista del popolo che vuol fare la guerra a Renzi, a Berlusconi e anche a Di Maio, definito «incompetente» e al servizio dell'impero Usa.

Si muove anche Berlusconi. Ma più che a un partito dei giudici, il Cav punta a nomi di prestigio da schierare. Viene ventilata una possibile candidatura di Nicolò Pollari, ex direttore del Sismi; mentre alleato di FI, in lista con la quarta gamba del centrodestra, ci sarebbe Mario Mori, ex guida dei Servizi, che verrebbe schierato nella lista di Stefano Parisi. C'è poi un candidato conteso: si tratta di Cosimo Ferri, sottosegretario uscente alla Giustizia, che da tecnico lo è stato già con Letta e Renzi, e che potrebbe andare in lista sia con FI che con una formazione alleata del Pd. Un togato zebrato.
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