L'Aquila, "Noi con Salvini" fa il pieno all'Ance. Biondi: «Abbiamo trovato un disastro». D'Eramo: «Stiamo mettendo le pezze»

L'Aquila, "Noi con Salvini" fa il pieno all'Ance. Biondi: «Abbiamo trovato un disastro». D'Eramo: «Stiamo mettendo le pezze»
di Stefano Dascoli
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Venerdì 15 Dicembre 2017, 20:35 - Ultimo aggiornamento: 16 Dicembre, 00:02
 
L’AQUILA – Ha fatto il pieno “Noi con Salvini”; che all’auditorium Ance (presente il presidente Ettore Barattelli) ha tenuto la sua prima conferenza programmatica. La sala a fatica ha contenuto il pubblico. Presenti, oltre ai vertici del partito e alle sue ramificazioni territoriali (Leonardo Casciere per Avezzano), anche gli ex consiglieri comunali Piero Di Piero e il prof Pierluigi Properzi. Duro l’intervento del sindaco Biondi, che ha attaccato la precedente amministrazione, così come ha fatto Luigi D’Eramo. Il partito lancia un messaggio forte alla vigilia dei prossimi appuntamenti elettorali, per le Politiche di marzo e per le future regionali. Prima uscita per la neo coordinatrice cittadina Tiziana Del Beato. 

Ha esordito il coordinatore regionalismo e Giuseppe Bellachioma: “Parte la rivoluzione  del buon senso. C’è voglia di cambiamento. La Regione è stata sin qui governata in modo becero, stantio. E’ da conquistare e liberare per ridare dignità e speranza al popolo abruzzese”.

Il coordinatore provinciale, Emanuele Imprudente, ha sottolineato che “il partito sta facendo un lavoro capillare sul territorio”, poi ha spostato il focus sulla situazione politica attuale: «Solo grazie al sindaco Biondi e all’azione del partito si riesce a ottenere qualcosa. Si è giocato a dividere la città, a metterci l’uno contro l’altro. Lavoriamo per ribaltare questo stato di cose: è la vera risposta che le aree interne possono dare a una città in cui tutto è stato rimandato al dopo Cialente”.

Biondi si è complimentato per la massiccia partecipazione, poi ha attaccato «l’invettiva diffusa, anche da parte di persone che dovrebbero avere un certo stile istituzionale per aver fatto gli amministratori, anche se male. Un difetto –ha ammesso il sindaco – lo dobbiamo evidenziare: forse abbiamo parlato poco di politica e abbiamo comunicato troppo poco ciò che abbiamo fatto e trovato al nostro arrivo. E’ necessaria un’operazione verità. Gli aquilani devono sapere come  è stata lasciata la macchina comunale. I primi anni sono “abbonabili”, dopo il 2009 la situazione era drammatica. Dal 2012 in poi, però, ci sono state risorse, norme, opportunità, personale, strutture di supporto. Lì bisognava fare la strategia. E invece abbiamo trovato: ricostruzione bloccata, rapporti con le istituzioni culturali ai minimi termini, atteggiamento negligente sui rifiuti, impianti sportivi nel degrado, situazione disastrosa delle aziende partecipate, lavori per il Gran Sasso con un progetto rimasto chiuso per anni negli uffici, le frazioni in abbandono. Ci siamo insediati con un bassissimo supporto della classe dirigente della città. Addirittura con l’ostilità manifesta di alcuni centri di potere, parte di alcune categorie, della macchina di vertice dell’amministrazione comunale. Abbiamo dato vita a un’operazione di cambiamento. Ci stiamo provando a cambiare questa città e a riaprire il Comune, soprattutto a chi ne ha più bisogno. Vogliamo trasformare L’Aquila nella città delle opportunità». Tra le cose fatte, Biondi ha evidenziato: «Le frazioni, abbiamo preso di petto Arischia e fatto procedure semplificate; abbiamo costituito una task force per i ritardi nei Sal;  abbiamo semplificato le pratiche sotto al milione, una partita da 300 milioni; abbiamo fatto il pugno duro sulle vecchie pratiche in ritardo; abbiamo sottoscritto un’intesa con il Demanio che ci consentirà di utilizzare centri strategici della città dopo il caos degli ultimi anni; abbiamo ottanta milioni di euro per gli istituti superiori e il 23 dicembre ci sarà una seduta Cipe con novità importanti per la città, faremo un regalo di Natale importante; abbiamo firmato la convenzione per cablare l’intera città dell’Aquila, grazie a Open Fiber, prima di altri, prima dei romani; lavoriamo a nuove linee guida per i fondi alle istituzioni culturali; a Roma, di recente, nella riunione tra tutti i teatri, hanno guardato con grande ammirazione alla nomina di Cristicchi al Tsa. Vogliamo portare cambiamento e innovazione. Il percorso è lungo, tortuoso, difficile e faticoso. C’è bisogno del conforto e dei suggerimenti, del giudizio anche negativo, di tutti. Siamo arrivati in Comune senza particolari finanziatori o personaggi influenti. Siamo entrati con il consenso gente libera. Sui social continuano le incontinenti verbosità dei politici appiedati. Ci chiamano “ragazzotti dalle poche idee”, ma sappiamo combattere e sapremo dimostrare che basta essere liberi e appassionati per cambiare, non serve necessariamente essere potenti».


 
Luigi Di Luzio ha evidenziato i problemi legati alla sanità, mentre Luigi D’Eramo, attuale assessore all’Urbanistica, ha annunciato la prospettiva di un Piano regolatore generale intercomunale. «E’ la vera sfida» ha detto. «Abbiamo scrostato la macchina amministrativa – ha aggiunto D’Eramo – meccanismi che hanno macchiato il nome della città. Qui c’è chi vuole mettersi a disposizione con passione, sacrificio, umiltà, determinazione, convinzione  e con discrezione mediatica: preferiamo il duro lavoro alle conferenze stampa, al modo di considerare il Comune come vetrina di un negozio con merce da comprare. In questi sei mesi abbiamo parlato poco e lavorato tanto: in parte vero, come dice l’opposizione, che abbiamo fatto poco rispetto al programma di mandato. Ma l’opposizione dimentica che se ancora non abbiamo potuto farlo è perché da sei mesi stiamo lavorando per mettere le toppe a procedure amministrative su scelte politiche fatte dalla passata amministrazione che sono talmente piene di carenze, buchi neri, disorganizzazione, inesattezze, illegittimità e in molti casi anche con aspetti di rilevanza contabile e penale, che stiamo sudando le sette camicie per rimettere in piedi le cose. Non si può costruire una nuova casa senza fare le fondazioni. E’ l’unico modo per ridare credibilità alla città. La grande questione, oggi, è sì la ricostruzione, ma soprattutto il ruolo che dovrà recitare il capoluogo all’interno della regione. Abbiamo la responsabilità di riportare al centro della politica la città dell’Aquila: è qui che si pianificano le sorti dell’Abruzzo. E’ qui che si detta l’agenda delle scelte politiche. Non possiamo lamentarci se poi a Pescara pianificano la “grande Pescara”, se non siamo in grado di contrapporre un progetto alternativo. E’ questa la sfida».  
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