L'Aquila, tre a processo per bancarotta fraudolenta

Tribunale dell'Aquila
di Marcello Ianni
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Domenica 10 Dicembre 2017, 17:54
A vario titolo avrebbero distratto beni per 300 mila euro circa, della società dichiarata fallita. Con le accuse di bancarotta fraudolenta e bancarotta semplice, in tre sono finiti sotto processo nell’ambito dell’inchiesta sul fallimento della società aquilana “Geas Appalti Srl”. Si tratta degli amministratori che negli anni si sono succeduti: Giampiero Barattelli, Antonietta Micantonio e Giuseppe Barattelli, quest’ultimo secondo l’accusa, amministratore di fatto della società. Un quarto indagato, Enrico Capannolo in sede di udienza preliminare ha scelto invece di patteggiare due anni di carcere ed è uscito dal fascicolo con i doppi benefìci di legge. Secondo l’accusa costorono a vario titolo avrebbero distratto beni della società, ricompresi nel patrimonio aziendale e distratto dalle casse sociali nel periodo 2006/2009 somme di denaro contabilizzate. Nonostante lo stato di insolvenza costoro avrebbero ceduto beni mobili della società allo scopo di favorire due creditori. Reati che sarebbero stati commessi alla data della sentenza di dichiarazione fallimentare. Sempre secondo l’accusa i tre imputati sono accusati di non aver tenuto o tenuto in modo irregolare le scritture contabili; non avrebbero presentato i bilanci di esercizio e le dichiarazioni fiscali; avrebbero stipulato un preliminare di vendita di immobili in Romania di proprietà della ‘Costruzioni Barattelli’, versando in più tranche fino a gennaio 2008 l’intero corrispettivo di vendita con cospicue somme di denaro “senza la richiesta di idonee garanzie, causando la dissipazione di parte notevole del patrimonio sociale”. Avrebbero anche redatto bilanci in modo da occultare le reali perdite di esercizio e lo stato di crisi, iscrivendo crediti di fatto non più realizzabili. Infine si sarebbero astenuti dalla richiesta di dichiarazione di fallimento causando l’aggravamento dello stato di dissesto della società. Gli imputati sono assistiti dagli avvocati Paolo Baiocchetti e Ubaldo Lopardi. Il processo è stato fissato a metà febbraio.
 
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