Il Papa ha poi elogiato il lavoro di ricucitura fatto dal Concilio Vaticano II ad oggi dalla Federazione Luterana Mondiale e dal Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, un organismo nato nel 1967; «è stato un dialogo di cui fare memoria grata oggi, a distanza di cinquant’anni, anche riconoscendo alcuni testi particolarmente importanti, quali la Dichiarazione Congiunta sulla dottrina della giustificazione e, da ultimo, il documento Dal conflitto alla comunione».
Questa impostazione però non trova compattezza tra i teologi. Recentemente anche il cardinale Gehard Mueller, ex presidente della Congregazione della Dottrina della Fede e sostituito da Papa Bergoglio allo scadere del quinquennio di permanenza in curia, aveva ritenuto inaccettabile affermare che la riforma di Lutero fosse considerata un «evento dello Spirito Santo». A suo parere è stata il contrario («Perché lo Spirito Santo aiuta la Chiesa a conservare la sua continuità tramite il magistero della Chiesa, soprattutto nel servizio del ministero Petrino: su Pietro solo Gesù ha fondata la Sua Chiesa (Mt 16,18) che è “la Chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità» ( 1Tim 3,15). Lo Spirito Santo non contraddice se stesso». Insomma, l'entusiasmo nei confronti di Martin Lutero non sempre fa proseliti. Altri teologi in questi mesi hanno messo in evidenza che la sua teologia ha rappresentato la distruzione dell’unità di milioni di cristiani con la Chiesa cattolica. «Non è corretto neanche affermare che Lutero aveva inizialmente buone intenzioni, Lutero aveva sì intenzione di lottare contro il commercio delle indulgenze, ma l’obiettivo non era l’indulgenza come tale ma in quanto elemento del sacramento della penitenza».
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