Agnelli maltrattati al mattatoio? Il video degli animalisti è del 2015, nessuna motivazione religiosa e la struttura è già stata chiusa

Un fermo immagine del video sui maltrattamenti animali nel Viterbese
di Federica Lupino
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Mercoledì 6 Dicembre 2017, 16:00 - Ultimo aggiornamento: 7 Dicembre, 08:11
Animali sgozzati oppure gonfiati con un compressore mentre erano ancora vivi, lasciati poi agonizzanti per diversi minuti. Ma anche operatori che li prendono a calci, li strattonano per una zampa o per la coda, li lanciano in aria, ammassandoli come scarpe vecchie. Sono i contenuti di un video choc girato di nascosto in un macello del Viterbese e diffuso dall’associazione animalista Animal Equality, che ora chiede con una petizione on line a Governo e Parlamento di introdurre pene contro il maltrattamento di animali nella macellazione. Secondo la denuncia degli attivisti, la struttura incriminata è una delle 200 italiane in cui, per la deroga concessa dalla Ue, è permesso per motivi religiosi di uccidere gli animali senza previo stordimento.





Ma, come ha ricostruito la Asl di Viterbo, il video risale ad almeno due anni fa (2015) e si riferirebbe a un'indagine che ha portato alla chiusura di un sito di macellazione non in regola, nella zona di Monterosi. Quanto basta alle associazioni di categoria degli agricoltori viteresi - Coldiretti, Cia e Confagricoltura - a denunciare «propagatori di notizie false che destano sconcerto nell’opinione pubblica. La pubblicazione di un articolo e di un video in questo periodo dell’anno, quando si stanno avvicinando le festività natalizie, e l’agnello è uno dei piatti delle tradizioni natalizie, non da una corretta informazione all’opinione pubblica ingenerando nella stessa la convinzione che nei macelli avvengano le peggiori atrocità».

Allora perchè tirare in ballo i criteri religiosi di macellazione della carne? L'unica struttura di questo tipo autorizzata nella Tuscia è l’Ilco, azienda leader a livello europeo nella lavorazioni di carni ovine e caprine. Ma Piero Camilli, il proprietario, precisa subito: «Le immagini - spiega - non sono state girate all’interno dei nostri stabilimenti ma in quelli di qualcun altro. E specifico che quello che si vede dal filmato non ha nulla a che fare con la macellazione halal o kosher, sono piuttosto agnelli trattati male. E macellati per l’Italia». In ogni caso, la macellazione in deroga nello stabilimento di Acquapendente avviene solo per mano dei musulmani che la eseguono seguendo i loro dettami religiosi. Quanto denunciato non ha nulla a che fare con la Ilco né con le lavorazioni in deroga per motivi religiosi.

Anche dalla In.Car di Tuscania smentiscono. L’azienda a fine gennaio, dopo un’indagine dei carabinieri della stazione, era stata denunciata per aver impiegato dieci lavoratori al nero. «Noi non c’entriamo nulla. Macelliamo nel rispetto della normativa e non siamo autorizzati per la lavorazione halal o kosher», afferma Maria Zampiglia.

In realtà, si tratta di un video risalente al 2015 girato in un laboratorio chiuso da tempo proprio dall'azienda sanitaria locale in provincia di Viterbo. Intanto, dalla Asl Fabio Ferrari, del servizio veterinario spiega che «quanto accade durante la macellazione è diretta responsabilità della struttura e del veterinario a cui è assegnata, il quale ha il compito di controllare l’animale prima e dopo la morte per verificare la corretta macellazione». Di fronte a simili immagini, il dottore sentenzia: «Chi sbaglia paga». E, infatti, così è stato: ma ben due anni fa.
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