Quei «ti amo» che durano il tempo di una batteria

di Marco Pasqua
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Lunedì 4 Dicembre 2017, 00:05
Se ti ha detto ti amo via sms ci sta che quando ti lascia lo faccia via sms
@PlauraLaura

L’sms mieloso, pieno di icone a cuoricino e bocche che lanciano baci di una rossa passione virtuale, si chiude in maniera inequivocabile: «Ti amo, vita mia». Una dichiarazione che non lascerebbe spazio a dubbi sulla natura inequivocabile di quel messaggio. Stefano lo sbircia sul cellulare dell’amico, mentre è seduto in metro. Quasi si imbarazza per aver “rubato” quell’attimo di intimità telematica. L’amico, però, ha lo sguardo impassibile e non risponde nemmeno. «Ma quindi è la tua fidanzata?», gli chiede. «Ma scherzi?». Lui proprio non capisce, sarà che è un uomo d’altri tempi, che dà ancora alle parole il giusto peso e che saprebbe elencare sulle punte delle dita le dichiarazioni d’amore dette (e non scritte). Un «ti amo» è per sempre (almeno nelle intenzioni di chi lo pronuncia), anche se di eterno non c’è mai nulla ma certe illusioni vanno coltivate per vivere meglio. «Non stiamo insieme, ma ci salutiamo così, non è proprio amore ma è come se lo fosse», racconta l’amico. Stefano è perplesso, ma di una cosa ormai è certo: che la generazione smartphone, quella tutta icone e promesse virtuali, si accontenta spesso di vivere rincorrendo emozioni che durano il tempo di un click. Che nascono e muoiono nell’arco della durata di una batteria. E capisce che quel «ti amo» è un po’ come lo strumento diabolico dei blocchi consentiti dai social: due secondi ed una persona esce dalla nostra vita (virtuale). E dovrebbe sempre valere una regola aurea: ciò che viaggia sui cellulari è destinato ad essere dimenticato in fretta, meglio diffidarne.

marco.pasqua@ilmessaggero.it
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