Fuori dal tempio d'oro, tramite i mezzi di comunicazione, l'ala più radicale del buddismo nazionalista birmano diffonde il suo dissenso. Non apprezza per niente la visita del Papa, né le sue parole. Bergoglio senza scarpe, come impone la tradizione, spiega che per risanare le ferite del Paese «le parole del Buddha offrono a ciascuno una guida: Sconfiggi la rabbia con la non- rabbia, sconfiggi il malvagio con la bontà, sconfiggi l’avaro con la generosità, sconfiggi il menzognero con la verità» . Dalle cronache e dalle immagini trasmesse dai maggiori network affiora più e più volte la parola pace ma a guardare le lacerazioni esistenti sembra più un soggetto mitologico che non un obiettivo raggiungibile nel medio periodo considerando le fratture tra le varie etnie, i conflitti in corso, la crisi dei Rohinghya, le discriminazioni contro i cristiani considerati cittadini di serie B, le tensioni dovute alle infiltrazioni dell'Isis all'interno della comunità musulmana mentre il popolo dei senza nazione è dovuto riparare in Bangladesh per sfuggire allo sterminio ma da dove, anche là, oltreconfine, arrivano voci di altre violenze, stavolta nei campi profughi secondo le Ong internazionali. Il dito puntato è sull’esercito dell’Arakan per la salvezza dei rohingya (Arsa), una formazione estremista nata da poco e che rivendica legami con il cosiddetto stato islamico.
Sarebbero stati loro — assicurano le autorità militari birmane — ad aver acceso la miccia della violenza con attacchi alle postazioni dell’esercito e ai civili. La via dell'Illuminato pare davvero un sogno. Bergoglio spera però possa ispirare «ogni sforzo per promuovere la pazienza e la comprensione, e per guarire le ferite dei conflitti che nel corso degli anni hanno diviso genti di diverse culture, etnie e convinzioni religiose. Tali sforzi non sono mai solo prerogative di leader religiosi, né sono di esclusiva competenza dello Stato. Piuttosto, è l’intera società, tutti coloro che sono presenti all’interno della comunità, che devono condividere il lavoro di superamento del conflitto e dell’ingiustizia». Lo stesso consiglio lo dispensa ai vescovi del Myanmar che dovranno costruire una Chiesa da campo, «e superare divisioni profondamente radicate e costruire l’unità nazionale». Papa Francesco oggi arriva in Bangladesh dove potrà abbracciare i profughi Rohinghya ma dove lo attende una notizia poco rassicurante. Un prete cattolico, padre William Walter Rozario è sparito da lunedì scorso e si pensa sia finito nelle mani di uno dei gruppi della variegata galassia jihadista locale, il Jamayetul Mujahideen Bangladesh. La notizia è stata diffusa dall'agenzia vaticana Fides. «Da lunedì non si hanno sue notizie. Il telefono risulta spento». Il Vescovo della città di Rajshahi, Gervaz Rozario, teme che sia stato sequestrato, ipotesi condivisa dai familiari dato che l'anno scorso, proprio nello stesso villaggio, ci sono state violenze e uccisioni ai danni della minoranza cattolica. Padre Rozario, nell'ultimo periodo, era impegnato a organizzare il viaggio di circa trecento fedeli verso Dacca, in occasione della visita di Papa Bergoglio. Per il Santo Padre si stanno mobilitando tutte le parrocchie di questo paese a maggioranza islamica, dove i cattolici sono 380.000 su una popolazione di circa 170 milioni di abitanti.
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