Le indagini dei Carabinieri, coordinate dal pm Simona Filoni, hanno documentato 37 episodi di violenza avvenuti fra il 31 marzo e il 29 aprile 2016, quando le due donne finirono in manette. Gli abusi sarebbero consistiti in «schiaffi, colpi sferrati su tutto il corpo, strattonamenti, pedate, calci, forti scossoni sugli arti superiori, accompagnati anche dall'immobilizzazione delle mani», il tutto per «costringere i bambini a stare fermi».
I piccoli sarebbero anche stati trascinati «lungo il pavimento» e colpiti «dietro la nuca». Gli inquirenti hanno contestato anche una serie di «terribili vessazioni e torture psicologiche, seguite da urla, minacce e gravi ingiurie». Le due insegnanti avevano giustificato quei comportamenti definendoli non violenze ma «punizioni, come strumenti educativi».
«Non si tratta di distinguere tra un metodo antico e un metodo nuovo di insegnamento, ma di distinguere un comportamento costituente reato da quello di un educatore, seppur effettuato severamente. La linea di confine è enorme», ha dichiarato dopo la lettura della sentenza l'avvocato Fabio Campese, legale delle famiglie di alcuni bambini. «Il primo obiettivo è stato raggiunto - ha detto ancora il legale - Una sentenza giusta. Una condanna giustamente severa sotto il profilo penale. Apprezzabile anche la provvisionale che consentirà l'avvio della vera azione risarcitoria per i bambini e le loro famiglie».
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