Le informazioni sono state pubblicate su Twitter (sic!) da Alex Stamos, security chief officer di Facebook: «Non stiamo chiedendo a persone a caso di darci foto di nudo», l'obiettivo è dare una via d'uscita a potenziali vittime, come nel
caso di Tiziana Cantone, morta suicida dopo la diffusione online di un suo video intimo.
«È un'opzione d'emergenza», ha spiegato poi il capo globale della sicurezza di Menlo Park, Antigone Davis, che è stata portata avanti insieme ad alcune autorità locali per chi teme che una sua immagine hard possa essere diffusa per vendetta, magari da un ex partner o un molestatore.
Sarà l'utente a decidere volontariamente di fornire l'immagine «osé» a Facebook «per fare in modo che non venga mai condivisa in prima battuta». La foto viene comunque vista da un team umano, personale «specificamente formato» sottolinea la compagnia, che la valuta e ne crea una sorta di impronta digitale, una rappresentazione numerica che gli algoritmi riconoscono come univoca. Solo questo «marchio» viene conservato, la foto in sé viene invece cancellata dai server di Facebook. Se qualcuno provasse a caricare quell'immagine sul social il sistema ne riconoscerebbe l'impronta e lo impedirebbe.
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