Omicidio Mollicone: una pista porta
all'estero. La Procura ciede rogatoria
internazionale per ascoltare un testimone

Omicidio Mollicone: una pista porta all'estero. La Procura ciede rogatoria internazionale per ascoltare un testimone
di Vincenzo Caramadre
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Sabato 9 Settembre 2017, 22:43
Il Gip del Tribunale di Cassino, Salvatore Scalera, ha concesso altri sei mesi d’indagini sul giallo di Serena Mollicone. L’ok è arrivato ieri mattina dopo che la Procura della Repubblica di Cassino aveva chiesto un nuovo periodo di investigazioni per arrivare alla verità sulla morte della 18enne di Arce. Una formalità in attesa che la consulente della Procura, Cristina Cattaneo, depositasse la relazione medico legale sulla compatibilità o meno tra la frattura cranica riscontrata sul capo di Serena e il segno di effrazione sulla porta sequestrata nell’aere alloggi della caserma dei carabinieri di Arce. Ma non è proprio così. Nell’atto di proroga, infatti, la Procura, va oltre. I sei mesi di indagini, infatti, serviranno per una rogatoria internazionale - con ogni probabilità per ascoltare a sommaria informazione qualche importante testimone - per avviare una nuovo accertamento tecnico non reperibile sul quale, però, al momento è top secret, ma soprattutto per esperire una consulenza calligrafica, forse sul registro delle presenze in caserma il giorno in cui Serena Mollicone è scomparsa, vale a dire il primo giugno del 2001. L’ipotesi investigativa, infatti, è che Serena il giorno della scomparsa sia entrata in caserma e che, giunta ai piani superiori, qualcuno le abbia fatto sbattere, forse nel corso di un litigio, contro la porta, poi sequestrata. E’ andata così?
Non si fermano le indagine, i carabiniere del reparto operativo di Frosinone e i colleghi della compagnia di Pontecorvo, coordinati dal procuratore capo Luciano D’Emmanuele e dal Pm Beatrice Siravo stanno portando avanti ogni dettaglio, ogni pista per dare un nome e un volto all’assassino di Serena Mollicone.
Un lavoro di squadra perfettamente percepibile a chi segue in caso, ma soprattutto a chi chiede giustizia per sua figlia: Guglielmo Mollicone.
“Si sta lavorando e si sta facendo il possibile, per questo non posso che rinnovare il ringraziamento alla Procura e ai carabinieri”, ha sempre detto papà Guglielmo. Le indagini, come noto, sono state riaperte due anni fa dopo la richiesta dell’avvocato Dario De Santis per conto della famiglia Mollicone.

Rovesciando la medaglia ci sono i tre indagati, ormai da sette anni - l’iscrizione nel registro degli indagati risale al giugno 2011-, per omicidio volontario e occultamento di cadavere, vale a dire l’ex maresciallo Franco Mottola sua moglie Anna Maria e suo figlio Marco, assistiti dall’avvocato Francesco Germani.
Proprio quest’ultimo alcune settimana fa, rispondendo alla trasmissione Chi l’ha Visto, ha voluto fare alcune precisazioni, su alcuni aspetti delle indagini.
 "Tutti gli accertamenti (comparazioni e analisi del dna e delle impronte digitali, ndr) eseguiti sinora e messi a nostra disposizione hanno dato esito negativo", ha sostenuto l'avvocato  Germani, che assiste la famiglia Mottola.

“Già nella richiesta di archiviazione del 2015, redatta dall’allora procuratore Mercone, - spiega Germani - si parla dell’eventuale presenza di Serena in caserma, ma non c’è collegamento tra la morte di Serena e la sua presenza in quel luogo, ciò lo dice il Procuratore”.
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