LA FUGA E LA CADUTA
Nella perizia, il medico legale scioglie questo dubbio, anche se lascia aperte, almeno in via teorica, altre ipotesi. «La lesività più importante», scrive il perito, si trova all’altezza della tempia sinistra. E qui che è stata riscontrata la frattura delle ossa del cranio più grave, quella che ha causato, sottolinea il medico legale, la «gravissima emorragia cerebrale». Tale lesioni, prosegue il perito, possono essere ricondotte «all’azione di un mezzo di natura contusiva di forma allungata e a superficie relativamente ampia e priva di asperità». Il medico legale, alla luce degli elementi raccolti nel corso delle indagini, sostiene che «il mezzo di natura contusiva», quindi una superficie dura, «risulta pienamente compatibile con un urto violento del capo contro un ostacolo fisso e rigido come in particolare il montante traverso di uno sportello chiuso di un’autovettura su cui il soggetto, cadendo pesantemente, possa aver battuto il capo».
L’IPOTESI TEORICA
Il medico legale soppesa le parole e in riferimento all’urto contro l’auto parcheggiata usa l’espressione «pienamente compatibile». Con tutta probabilità, quindi, è stata la violenta caduta contro l’auto in sosta a causare le lesioni che sono costate la vita ad Emanuele. Caduta ricordiamo avvenuta mentre il giovane tentava disperatamente di mettersi in salvo dalla furia degli aggressori. Tuttavia il perito lascia aperte anche altre ipotesi, seppure solo in via teorica. Potenza infatti scrive che «non può essere esclusa in assoluto anche una teorica compatibilità con un bastone o un manganello vibrato attivamente e violentemente sul capo del soggetto». Bastone o manganello di cui si è parlato spesso nel corso delle indagini, anche alla luce di alcune testimonianze, ma che al momento non sono ancora stati trovati.
IL PESTAGGIO
Oltre alle lesioni letali, il corpo di Emanuele ha raccontato anche altro. Ha raccontato di un violento pestaggio compiuto da più persone. Le lesioni riscontrate sulla parte posteriore del capo, scrive il medico legale, «sono da ricondurre all’azione di mezzi di natura a superficie piuttosto ristretta e priva di asperità, pienamente compatibili con pugni vibrati da terze persone poste alle spalle del soggetto durante una colluttazione». Ci sono infine le ecchimosi su entrambe le braccia e sull’avambraccio sinistro che, sottolinea il perito della Procura, «per le loro caratteristiche risultano compatibili con tentativi di immobilizzazione e/o afferramento da parte di terze persone nel corso di una colluttazione».
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