Me ne sono resa conto a Venezia, quando la sfilata sul red carpet di Damon, protagonista del film di apertura della Mostra Dowsizing, si è trasformata in un rito interminabile in cui l’attore è stato acclamato dai fan, molti dei quali si erano accampati fin dalla mattina lungo le transenne per ritrovarselo vicino, e non la finiva più di stringere mani, firmare autografi, posare per i selfie.
Damon ha un talento versatile che gli ha permesso, nell’ultimo ventennio, di interpretare i film che sono piaciuti di più al pubblico come Salvate il soldato Ryan, le serie Ocean’s e Bourne, The Departed, The Martian. Ma solo il talento non basta a giustificare un entusiasmo popolare così grande nei suoi confronti.
Allora mi sono fatta l’idea che alla base del successo di Matt ci sia la sua faccia da persona qualunque: è il vicino di casa che tutti vorremmo, l’amico di famiglia che non ti tradisce, il cugino simpatico. In una parola, il pubblico può identificarsi con lui, tanto più che, a differenza della maggioranza delle star, ha una vita privata a prova di scandali: ha da anni la stessa moglie, l’argentina Luciana Barroso, e tre figlie di cui si occupa a tempo pieno quando non è sul set. Insomma, anche se guadagna cifre stellari e conduce una vita tutt’altro che normale, Matt è “uno di noi”. O almeno sembra esserlo. E questo basta a farne un divo che, con la sua aria da antidivo, oscura tanti altri.
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