Strage Foggia, questore vieta i funerali pubblici per il boss e il cognato

Strage Foggia, questore vieta i funerali pubblici per il boss e il cognato
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Venerdì 11 Agosto 2017, 11:14 - Ultimo aggiornamento: 12 Agosto, 08:17

Sono stati tumulati in un cimitero a Manfredonia, questa mattina alle sette, Mario Luciano Romito, 50 anni, pregiudicato, boss della malavita garganica, e il cognato Matteo De Palma, 44, uccisi l'altro ieri mattina sulla strada tra San Marco in Lamis e Apricena in un agguato mafioso in cui hanno perso la vita anche due contadini, testimoni involontari dell'agguato, Aurelio e Luigi Luciani, 43 e 48 anni. A vietare i funerali dei primi due è stato il questore di Foggia. Le esequie dei fratelli Luciani si svolgeranno invece nel pomeriggio. A San Marco in Lamis, cittadina nella quale risiedevano e dove erano conosciuti come onesti lavoratori, è stato proclamato il lutto cittadino.

Romito, da quanto emerso dalle autopsie eseguite presso l'istituto di medicina legale di Foggia, è stato ammazzato con due fucilate alla nuca. La stessa sorte è toccata a De Palma, che era l'autista del boss: anche lui è stato ucciso con un colpo di fucile alla nuca. I due fratelli contadini, uccisi perchè testimoni involontari del duplice omicidio, sono stati inseguiti e ammazzati con ferocia. I fratelli sono stati ammazzati dai killer con colpi sparati con il fucile d'assalto AK 47 Kalashnikov: Aurelio Luciani che aveva tentato di fuggire uscendo dall'auto, è stato raggiunto da due colpi al fianco e uno al gluteo; il fratello Luigi è stato ucciso con due colpi alla testa e uno alla nuca.


«Abbiamo bisogno che lo Stato ci sia vicino». A dichiararlo, a margine del vertice svoltosi in Prefettura a Foggia e presieduto dal ministro dell'Interno, Marco Minniti, è stato il sindaco di San Marco in Lamis, Michele Merla, riferendosi alla strage di ieri. Il sindaco ha tra l'altro elogiato i due fratelli contadini barbaramente uccisi dal commando di killer solo perché si trovavano nello stesso luogo in cui erano stati uccisi il presunto boss Mario Luciano Romito e suo cognato, Matteo De Palma. «Erano persone assolutamente per bene - ha detto Merla - che ogni mattina si alzavano per andare a lavorare. Hanno avuto la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Questo è quello che noi con forza ribadiamo, e non abbiamo dubbi su questa nostra convinzione perché è così. Conoscevamo le vittime». «Spero - ha aggiunto il sindaco - che le nostre preoccupazioni siano ascoltate dal ministro Minniti perché ci troviamo in un territorio importante, dov'è venerato un santo come Padre Pio, in un luogo a sei chilometri di distanza da quello in cui è avvenuta la strage. Se non ci ascoltano sarebbe grave per uno Stato moderno come quello italiano. Noi ci aspettiamo, perciò, più forze dell'ordine e più forze in grado di poter investigare perché è proprio questo che manca sul Gargano, e soprattutto più presenza».

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