Trascinata dalla metro a Roma, la vita di Natalya nel centro di accoglienza: «Aveva chiesto asilo politico»

Trascinata dalla metro a Roma, la vita di Natalya nel centro di accoglienza: «Aveva chiesto asilo politico»
di Mauro Evangelisti e Camilla Mozzetti
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Lunedì 17 Luglio 2017, 08:08

ROMA «Le condizioni di Natalya sono stabili», ripetono dal reparto di terapia intensiva del Policlinico Tor Vergata alla sorella minore che anche ieri pomeriggio era al suo capezzale. Natalya Gargovich, 43 anni, bielorussa, è la donna che mercoledì è rimasta intrappolata nella porta di un treno della metropolitana a Termini. Trascinata per centinaia di metri, ha riportato traumi di ogni tipo, soprattutto alle vertebre e al bacino.

PERCORSI
A Tor Vergata presto sarà operata al bacino, ma intanto si delinea meglio la sua storia, che è quella di una persona che non ha mai avuto una vita facile. E l'incidente della metropolitana sembra essere l'ennesimo colpo cattivo del destino. Dove stava andando mercoledì Natalya mentre stava salendo sul treno della linea B della metropolitana? Molto probabilmente doveva scendere alla stazione Laurentina: lì vicino, a meno di un chilometro, c'è la Casa di Giorgia, una centro di accoglienza del Centro Astalli-Servizio dei Gesuiti per rifugiati. Alla Casa di Giorgia, una bella palazzina dove vivono trenta donne richiedenti asilo e rifugiate, Natalya era ospitata da una decina di giorni, visto che aveva chiesto asilo politico. Originaria della Bielorussia, paese governato da oltre vent'anni dalla stessa persona, il presidente Aleksandr Lukaenko, Natalya non è sola a Roma, visto che anche sua sorella, che parla un italiano fluente, vive qui. Però da luglio aveva iniziato un nuovo percorso, in attesa dell'esito della richiesta di asilo, all'interno della Casa di Giorgia, che fa parte del circuito nazionale dello Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati).

L'AIUTO
Spiegano alla Casa di Giorgia: «Le persecuzioni nei Paesi di origine e le terribili condizioni del viaggio richiedono tempi di elaborazione e di ripresa a volte molto lunghi e soprattutto mai scontati per le donne che ospitiamo». Ovviamente questo non significa che Natalya provenga da un percorso di sofferenza pari a quello delle altre ospiti del centro dove si tengono anche corsi di italiano, ma in questi giorni volontari e operatori della struttura stanno offrendo aiuto e sostengo alla donna ricoverata al Policlinico Tor Vergata.
Anche gli assistenti sociali di Roma Capitale sono stati allertati e il Comune si è offerto di aiutare Natalya, per trovarle una sistemazione quando uscirà dell'ospedale, per una convalescenza che si preannuncia lunga e delicata. Linda Meleo, assessore ai Trasporti, è stata tra i primi ad andare a trovarla e parlarle. Natalya è comunque sempre stata cosciente. Il trasferimento dall'ospedale San Giovanni, dove era stata ricoverata dopo l'incidente, al Policlinico Tor Vergata è legato al fatto che in quest'ultima struttura c'è un'alta specializzazione per quanto riguarda gli interventi chirurgici al bacino.
 
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