LA RICORRENZA
Oggi il mondo celebra gli emoji, faccine e disegnetti nati in Giappone nel 1999 dalla mente dell’informatico Shigetaka Kurita (diversi dalle emoticon, più elementari espressioni stilizzate che si formano con i due punti e le parentesi negli sms) utilizzati nei social network e nei programmi di messaggistica, da Facebook ad Apple, da Twitter a Skype passando per WhatsApp. Il World Emoji Day si festeggia infatti il 17 luglio, la data riportata sull’icona del calendario nella tastiera emoji di iPhone e iPad, come stabilito nel 2014 dal fondatore di Emojipedia (la Wikipedia degli emoji), Jeremy Burge. Una ricorrenza in occasione della quale è stato anche stabilito il record mondiale per il maggior numero di persone vestite da emoji in diverse parti del pianeta, da Londra a Mosca, da Dubai e Rio, e che è stato anche il modo per promuovere “Emoji: accendi le emozioni”, il film sulle faccine che approderà nelle sale italiane il 28 settembre.
I DATI
Esistono circa 2 mila emoji differenti, che spaziano dalle classiche faccine ai disegni più fantasiosi, dagli animali ai segnali stradali. Ma stando ai dati dei social network più famosi, l’emoji più utilizzato in assoluto è quello della faccia che ride con le lacrime di gioia. Poi ogni Paese ha le sue icone, il che potrebbe dirla lunga sui modi che ogni cultura ha di esprimere le emozioni. In una panoramica pubblicata oggi da Facebook, in Italia sul social network ci si scambia soprattutto la faccina che lancia un bacio, mentre in Francia si preferisce fare l’occhiolino, in Germania sorridere e negli Usa ridere fino alle lacrime. Sulla piattaforma ogni giorno vengono scambiati 60 milioni di emoji, mentre su Instagram già nel 2015 la metà dei commenti contenevano faccine (soprattutto in Finlandia, Francia, Regno Unito, Germania e Italia).
LE FUNZIONI
Non è un caso se l’Unicode Consortium in più di un’occasione si è ritrovato a svolgere una funzione politica, come fu per l’introduzione di emoji di persone con differenti colori della pelle o in quello delle icone che raffigurano coppie omosessuali. Questi strumenti non sono comunque neutri nemmeno per le aziende che li mettono a disposizione. Per Peverini «l’esempio più lampante è Facebook: inizialmente, per commentare un contenuto sul social network c’era solo il pollice all’insù. Poi sono state introdotte le “Reazioni” che, sebbene siano limitate, danno modo agli utenti di dare informazioni molto maggiori sulle proprie opinioni: commentare con un pollice o con un cuore è molto diverso. E queste informazioni sono preziose per le aziende che vogliono fare profilazione dei clienti».
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